mercoledì 14 settembre 2011

Perseguitati perché gay.Sette storie.


14 settembre 2011
Il Guardian raccoglie una serie di racconti provenienti da ogni parte del mondo
Discriminati, offesi, a volte perseguitati. E’ la condizione in cui si trovano a vivere milioni di omosessuali in tutto il mondo. Il Guardian ha raccolto alcune storie di persone che sono state stigmatizzate per la loro sessualità.
BISI ALIMI, NIGERIA - Bisi Alimi, nigeriano, nel 2002 era uno studente universitario. Era in corsa per un elezione. Quando è stata resa pubblica la sua omosessualità il suo istituto ha istituito una commissione disciplinare per valutare il suo caso, e punirlo. Bisi è stato vicino al licenziamento. Molte volte non gli è stata riconosciuta la laurea conseguita. La sua morale – gli hanno ripetuto – non era all’altezza di un ex stidente universitario. Erano i tempi in cui il presidente Olusegun Obasanjo dichiarava che non c’erano omosessuali in Nigeria, e che la loro presenza non sarebbe mai stata permessa. Quando nell’ottobre è apparso in tv, ospitato da un amico conduttore di un talk show, per raccontare la sua storia, ha visto rivoltarsi contro di lui polizia e comunità intera. La reazione alle sue affermazioni su omosessualità e problema Hiv nella comunità gay è stata immediata e violenta. Bisi ha perso amici ed è stato ripudiato dalla famiglia. E’ stato isolato. Ognuno aveva paura di conoscerlo. Il suo ritorno in Nigeria dopo le accuse al governo del suo paese rese alla Bbc gli sono costate l’arresto.
NASSR, IRAQ - Nassr, iracheno, lavorava come traduttore per gli americani. Alla scoperta della sua omosessualità la sua casa è stata confiscata. Ha subito la violenza degli sciiti. Intimorito dai colpi di pistola esplosi contro di lui. Fuggito in Siria, da solo, senza famiglia, le milizie di fondamentalisti hanno catturato suo figlio maggiore. Ed ucciso. L’altro è stato torturato per arrivare ad avere informazioni sul padre.


SKYE CHIRAPE, ZIMBABWE - Skye Chirape, Zimbabwe, ha invece subito carcere, stupro “correttivo”, matrimonio forzato, esilio, percosse, per la sua omosessualità. Essere lesbica è sinonimo di disgrazia o vergogna in una terra dove si parla di omosessualità, in famiglia, in strada, nei media, solo per condannarla. le relazioni tra persone dello stesso sesso, in Zimbawe, sono illegali. Dopo sette anni di odissea, durante i quali ha subito un sequestro, Skye ha ottenuto l’asilo in Regno Unito. Ora lavorà lì, e segue un master in psicologia. Ed è fermamente convinta della necessità di dare visibilità, nella lotta a criminalizzazione e persecuzione, ad ogni discriminazione di cui è vittima la comunità LGBT. Per Skye sono due i mali che minacciano la società africana: l’odio e l’ignoranza, influenzati dalla religione.
ALI, SUDAN - Ali ed 11 suoi amici sono stati arrestati da agenti dell’intelligence sudanese durante una festa privata. Sono stai messi in celle di 1,5 metri quadrati. E privati di cibo per due giorni. Otto di loro sono stati colpiti con 100 frustate ciascuno. Ali è stato spogliato di ogni indumenti. Poi interrogato. Gli sono state rivolte domande su sessualità, amici, famiglia, attività nella comunità LGBT. “Vorrei poterti uccidere, ora”, gli è stato detto con una pistola rivolta alla testa. Ali è stato trascinato per le gambe, legato, bastonato fino alla perdita della conoscenza. In attesa del processo che lo avrebbe condannato a morte Ali è fuggito in un altro paese grazie ad un passaporto falso.


TARIK, TUNISIA - Tarik, tunisino, non vive nel suo paese. E non ha intenzione di tornarci. Nella sua terra essere gay può costare la prigione. Glielo hanno insegnato per prima all’interno del gruppo estremista religioso che aveva cominciato a frequentare: gli omosessuali dovrebbero essere gettati giù, gli dicevano. Essere gay è una conseguenza dell’azione del diavolo, ripetevano. Ora Tarik è altrove. Per non perdere se stesso. Le autorità per condannare l’omosessualità attivano vere e proprie campagne anti-gay, manipolano l’opinione pubblica, si sentono sollevate quando la polizia ammanetta un gruppo di persone che hanno relazioni con amanti dello stesso sesso. Tutti hanno la sensazione che si sta facendo un buon lavoro. Solo nelle località ricche si riesce a cavarsela. Ma se un gay nasce in un paese povero, racconta lo stesso Tarik, hanno due possibilità: o sposarsi, pregare ed essere buoni musulmani, o prostituirsi, farsi violentare da bisessuali ed essere trattati con disprezzo ed odio.
PAKISTAN - Un pakistano che decide di rimanere anonimo racconta il malessere dei gay che vivono in un paese in cui ogni partito politico condanna l’omosessualità ed afferma di non essere disposto ad accettare gli omosessuali. Combattere contro i gay in Pakistan è controproducente, dice. Una battaglia persa in partenza. Nonostante ci siano espressamente leggi anti-gay, risalenti al periodo coloniale, le azioni legali sono rare. Ma non mancano certamente i problemi. Solo chi è benestante riesce a trovare contatti con altri gay, attraverso il web e siti di incontri. Per gli altri discriminazioni e violenze sono dietro l’angolo.

ROWLAND JIDE MACAULAY, NIGERIA - La storia di Rowland Jide Macaulay è la storia di un ragazzo che dopo aver esternato la sua omosessualità ha perso ogni contatto con il padre. Dal genitore per anni ha ricevuto solo parole di insulto. Col tempo il padre è divenuto avvocato per le famiglie che hanno figli gay o lesbiche. La Nigeria, spiega la vittima, è una terra dove vive gente influenzata dalle campagne e dai titoloni dei giornali che rendono difficile per gente e persone anche solo relazionarsi agli omosessuali. I media alimentano l’odio.
fonte
http://www.giornalettismo.com/archives/147907/perseguitati-perche-gay-sette-storie/2/