lunedì 12 settembre 2011

Ratzinger : "L'economia ha bisogno di etica".Da che pulpito...



Vaticano : Privilegi e Sfratti-Video-



Contadini sfrattati dal Vaticano-Video-




L'invenzione della Chiesa-Video-








Il vangelo di Giuda-Video-



La storia di Galileo Galilei-Video-



Margherita Hack: dibattito Scienza e Fede-Video-


















Odifreddi a Matrix:Madonna di Medjugorje




Perché i preti sono pedofili:Intervista a Carla Corsetti



E la Moratti regalò 1 milione al papa...



23 agosto 2011 - Letizia promette un milione per l’ incontro mondiale delle famiglie. Senza metterlo a bilancio.
E’ veramente un peccato che Letizia Moratti non abbia vinto la corsa a sindaco di Milano. Perché se l’avesse fatto avrebbe dovuto adesso trovare i soldi per tutte le promesse di spesa che non poteva mantenere e non ha messo a bilancio. Dell’ultima ci parla Gianni Barbacetto sul Fatto:
L’ultima sorpresa trovata nei cassetti di Palazzo Marino è un viaggio del Papa a Milano, per il settimo In – contro mondiale delle famiglie (30 maggio-3 giugno 2012). Tema: “La Famiglia: il lavoro e la festa”. Partecipanti previsti: 500 mila (ma c’è chi dice un milione). [...]
 Il predecessore di Pisapia, Letizia Moratti, prima della sconfitta elettorale aveva assunto impegni con la diocesi ambrosiana: in una sua lettera garantiva di voler mettere a bilancio per l’e vento un milione di euro. “Delibere e carte ufficiali non ne abbiamo trovate”, rispondono i collaboratori di Pisapia. Sanno comunque di non essere in grado di fare altre spese per mantenere le promesse di Donna Letizia. “Siamo già alle prese con gli altri amari lasciti dell’ex sindaco: 186 milioni di buco di bilancio, oltre a circa 300 milioni messi incredibilmente a copertura di spese correnti, benché non ancora incassati”: 120 dovrebbero provenire dalla vendita della quota del Comune nella società Serravalle (autostrade) e 180 dalla futura quotazione in Borsa di Sea (aeroporti).
E se questi soldi non arriveranno?
“Se non rispetteremo il patto di stabilità”, spiegano gli uomini che hanno passato l’agosto a capire i veri conti di Milano, “nel bilancio 2012 lo Stato ci taglierà 90 milioni di trasferimenti e avremo l’obbligo di ridurre la spesa di 350 milioni. A quel punto in città sarebbe davvero macelleria sociale”. Per ora, di certo, c’è già il taglio di 100 milioni che sarà provocato dalla manovra correttiva del governo. L’Incontro mondiale delle famiglie comunque nel 2012 si farà. All’insegna della sobrietà, assicurano in Diocesi, senza certe grandiosità viste a Madrid, e nella massima trasparenza, con conti pubblici. Finora, quando si è trattato di viaggi del Papa, cifre sicure non sono mai state fatte. Per le appena terminate Giornate mondiali della gioventù a Madrid si è ipotizzato un costo di circa 50 milioni di euro, oltre a quanto speso dallo Stato per la sicurezza.
Barbacetto spiega:
Il conto degli eventi a cui partecipa il pontefice è però pagato in parte dalle strutture centrali vaticane e in parte dalla Chiesa che ospita la manifestazione. Per l’I n c o n t ro a Milano del 2012, saranno, a Roma, il Pontificio consiglio per la famiglia e, a Milano, la Diocesi. La Regione di Roberto Formigoni ha intanto già garantito 2 milioni di euro. E il Comune di Pisapia? Ha incontrato due volte i rappresentanti della Diocesi e promesso di definire un piano nel prossimo incontro, che si terrà entro la fine d’agosto. Ha proposto di offrire servizi, garantendo l’accoglienza ai partecipanti. Il piano dovrà prevedere l’allestimento di un sito adatto, il sistema dei trasporti, l’ospitalità. “Ci impegneremo a fare sconti speciali sui mezzi pubblici e convenzioni per gli ospiti”, garantiscono a Palazzo Marino, “ma questo potrebbe addirittura non diventare una spesa, bensì portare soldi nelle casse dell’Atm, l’azien – da dei trasporti. Inoltre è evidente che un milione di persone che arrivano, mangiano, bevono, viaggiano, dormono, spendono in città sono un’opportunità per Milano”.
Ma dove realizzare l’evento, con il papa e il milione di persone?
Il luogo era già stato deciso da Letizia Moratti: l’a re a Expo. Peccato che dopo tre anni persi dal centrodestra a litigare, oggi quei terreni siano ancora inagibili sterpaglie. Nuova, probabile sede? L’area di Linate. Con un piccolo handicap: bisognerà fermare gli aerei e tenere chiuso l’aeroporto per due, tre o addirittura quattro giorni. Ipotesi alternative: la caserma Perrucchetti di Baggio (soluzione troppo militaresca), o (più scomodo) l’aero – porto turistico di Bresso, a nord di Milano. In attesa delle decisioni sul viaggio 2012 del Papa, i nervi continuano a essere tesi per la polemica sui “poteri forti”.

Privilegi della chiesa inviolabili.



Nelle numerose puntate di questa infinita saga chiamata “manovra”, sono state annunciate e poi ritirate le proposte più balzane. Ne abbiamo sentite di tutti i colori – perfino l’ idea di un’ imposta di bollo sulle rimesse degli immigrati irregolari! – ma intervenire sui privilegi del Vaticano si è confermato ancora una volta un tabù inviolabile. E’ bastato proporre il taglio di alcuni di essi perché la politica, in maniera bipartisan, nascondesse di corsa la testa sotto la sabbia. È successo sabato scorso in Commissione Bilancio del Senato quando l’emendamento – a firma dei radicali Perduca e Poretti, oltre alla sottoscritta, e Chiaromonte (Pd) – sull’ abolizione dell’ esenzione dell' Ici per le attività commerciali del Vaticano è stato respinto all’ unanimità, al netto del voto favorevole di 3 senatori del Pd: Agostini, Carloni e Vita. [...] 
L’ emendamento era volto a recuperare entrate valutate dall’ Anci tra i 400 e i 700 milioni di euro l’anno.
Come abbiamo cercato di spiegare in tutti i modi, spesso invano a causa dell’intossicazione mediatica che ci ha travolti, non erano le attività di culto ad essere prese di mira ma quelle commerciali su cui, come ammette lo stesso Avvenire, l’area di elusione, tutta giocata sui dubbi interpretativi, non è irrilevante. Se a questo si aggiunge che gli enti ecclesiastici già godono di una riduzione dell’Ires (imposta sul reddito delle società) del 50%, sommandola all’esenzione dell’Ici si arriva a 2 miliardi di euro l’anno. In altre parole, si tratta di veri e propri aiuti di stato, non a caso sotto la lente della Commissione europea, a favore di chiunque faccia profitti da attività immobiliari, turistiche, sanitarie e scolastiche sul suolo italiano ma con lo scudo del Vaticano e in barba alle più elementari leggi della concorrenza.
Come delegazione radicale abbiamo anche presentato un ordine del giorno sull’otto per mille. Negli ultimi venti anni il suo gettito è aumentato di cinque volte, passando dai 210 milioni di euro del 1990 al miliardo di oggi, spesi soprattutto per pagare gli stipendi ai sacerdoti, costruire nuove chiese, finanziare i Tribunali della Sacra Rota, nonché le varie iniziative politico-culturali della Conferenza episcopale e la galassia di associazioni protagoniste della guerra al referendum sulla Legge 40 e contro Welby e Englaro. Non c’è dubbio che le autorità vaticane abbiano ottenuto dal concordato revisionato nel 1985 molto di più di quanto lo Stato italiano abbia previsto in sede di sua elaborazione. Paradossalmente, i Presidenti del Consiglio democristiani pre-revisione furono più avveduti nell’incrementare il vecchio “supplemento di congrua” e spesso i governi laici si sono dimostrati più clericali di quelli filo-cattolici. Poiché il metodo di distribuzione della quota dell’otto per mille, che attribuisce alla Chiesa (e a qualche confessione di minoranza che l’ha ottenuto nelle intese) non solo la quota di imposte dei contribuenti che l’hanno indicata come destinataria, ma anche la corrispondente quota proporzionale delle scelte non espresse, ciò smentisce l’affermazione di Craxi in Parlamento che cessava il finanziamento statale alla religione cattolica, sostituito dalla contribuzione dei fedeli attraverso lo strumento erariale pubblico. Infatti, le somme erogate sono quote ordinarie del prelievo fiscale obbligatorio, indipendentemente dal vincolo di destinazione. L’enorme esborso di risorse erariali costituito dall’otto per mille attribuito alla Chiesa è una delle risorse pubbliche sottratta a qualsivoglia controllo di spesa (per non parlare di censurabilità) da parte dello Stato. Per tutti questi motivi, nell’ordine del giorno abbiamo chiesto al governo di attivare le procedure necessarie, d’intesa con la CEI, per una diminuzione dell’aliquota, indicativamente nella misura del quattro per mille, come peraltro la stessa legge istitutiva prevede in caso di aumenti di gettito; di rivedere il meccanismo della ripartizione delle scelte non espresse in modo che l’otto per mille di chi non indica una destinazione rimanga nel bilancio generale dello Stato; di autorizzare l’accesso agli atti, finora negato, della Commissione paritetica, istituita dall’art.49 della legge 222/85, che ha un compito di revisione dell’otto per mille e il cui operato sembra essere coperto da un vero “segreto di stato”.
In breve: se, nel 2003, la CEI riuscì ad accantonare in un anno 80 milioni di euro come fondo di riserva, allora significa che qualche economia si può fare. Quando il Vaticano e le sue diverse ramificazioni costruiscono profitti con il loro immenso patrimonio immobiliare, con il turismo, con le cliniche e le università, non v’è ragione che non paghino le stesse tasse di tutti. Questo significa essere “nemici” della Chiesa? Di anticristiano c’è solo l’uso del denaro a fini del potere. Quel potere che rende meno libera la stessa comunità religiosa rispetto alla sua reale vocazione. Se questo significa essere nemici della Chiesa, allora lo era anche San Francesco. Non a caso nessun Papa ha mai scelto di chiamarsi con il suo nome.
Emma Bonino

Sacconi si scusi con tutte le donne.



Dopo la barzelletta sulle suore stuprate indignazione da Pd e "Senonoraquando".
ROMA - «In nessun altro Paese del mondo democratico un esponente di governo sceglierebbe la metafora dello stupro - incompatibile con qualunque forma di ironia - per esprimere una sua valutazione politica, svelando la sua visione del rapporto tra donne e uomini». Lo afferma in una nota il Comitato delle donne Senonoraquando commentando la barzelletta raccontata ieri dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che sta sollevando critiche pesanti anche in area cattolica così come dalle donne della Cgil e del Pd.
«L’ intervento del Ministro Sacconi ieri ad Atreju alla festa della Giovane Italia è incommentabile e intollerabile! Sacconi si scusi pubblicamente con tutte le donne, per aver riesumato, nella furia della difesa della propria ideologia e dell’ attacco alla Cgil, il peggior armamentario sessista e misogino». [...]
 Lo dice la senatrice del Pd Rita Ghedini mentre la senatrice cattolica del Pd Mariapia Garavaglia dice che «stona in bocca a Sacconi una barzelletta sulle suore» «Si possono fare paragoni meno ’sacrileghì ma soprattutto è inaccettabile - afferma Garavaglia - che venga violata la dignità delle suore, donne che sanno dare esempi di autentica immolazione. Con una inutile gaffe si è evocato un atto criminale che suore martiri hanno subito davvero durante la recente tremenda guerra in Kosovo»
Per il Comitato delle donne Senonoraquando, al quale aderisce la Cgil, «La violenza dello stupro è la forma più brutale di negazione dell’altro. Non comprende nessuna forma di linguaggio, non ammette nessun sì e nessun no. Come scrisse in occasione del 13 febbraio Suor Rita Giarretta, ripetiamo tutte insieme al Ministro Sacconi: Non ti è lecito».

L'omofobia è un'aggravante,anche se la legge non c'è.



12 settembre 2011 - La “Storica” richiesta a Milano: l’ accusato aveva malmenato due donne ree di essersi baciate in pubblico.
Era il 26 luglio scorso: la Camera, con 293 si’, ‘affossava’ il disegno di legge per introdurre l’aggravante dell’ omofobia nei reati penali, con conseguenti polemiche politiche. Un magistrato milanese allora, data l’ assenza di una norma specifica nell’ ordinamento, ha deciso

No tasse ai ricchi,la povertà è una punizione di Dio



Poveri ricchi. Tutti a dargli addosso, a condannare la loro opulenza, a mettere alla gogna chi rivendica, semplicemente, il proprio “diritto primario” alla felicità. Come se non bastasse quel passaggio del Vangelo che, nella versione guzzantiana, recita impietosamente: “Entra più spe­ditamente un filo nella cruna dell’ ago che un ricco in paradiso”. Eppure, non c’è voce che si levi contro questa “crociata banale”, contro il ”pogrom ideologico di una società fragile che ha nel suo Dna ”Masaniello e Cola di Rienzo, Savonarola e l’assalto ai forni, gli untori e la colonna infame”.
Parole del senatore Paolo Guzzanti (del gruppo dei Responsabili) che oggi su “Il Giornale” si fa in quattro per spiegare perché la patrimoniale proprio non va: “In una società laica, scrive Guzzanti- se uno vuol spendere quel che ha per un bagno nello champagne, nessuno dovrebbe avere il diritto di impicciarsi e sanzionare una tale frizzata abitudine.” E’ preoccupato, Guzzanti, per quel che accade in Italia, per quella abominevole tendenza pauperistica a “tassare chi ricerca il piacere”, a vessarlo con una “macchina fiscale intimidatoria”, facendo leva sull’ideologia della rabbia (tipica dei poveri) che vuol ghettizzare la ricchezza nei lager. Maledetti poveri: in una società liberale, ricorda Guzzanti,“al povero si dovrebbe chiedere: che cosa hai fatto dunque di male se Dio ti punisce con il sudiciume della povertà, anziché con l’ordinato lindore del benessere?“. E invece no “da noi si capovolge la domanda e si chiede conto a chi produce o possiede ricchezza, del sudiciume del suo denaro. È ovvio -ammette a malincuore Guzzanti- che in una società in cui molti sono ricchi per traffici illegali, un’aura di sospetto aleggi su chiunque abbia denaro ma allo stesso modo la giustizia dovrebbe garantire che fasce più o meno larghe della popolazione non vivessero di stipendi gonfiati, pensioni di invalidità non dovute” . Insomma, piantiamola di assaltare gli yacht, e andiamo seriamente a stanare quei pezzenti che aspirano impropriamente all’uso della sopravvivenza. E soprattutto piantiamola di “far credere sempre che le difficoltà, le crisi, le pestilenze e i crolli in borsa, siano opera della losca confraternita dei borghesi produttori di profitto, che vanno prima di tutto additati al pubblico disprezzo in un clima di intimidazione”. Così parlò Max Weber o forse Briatore.
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Lo spot per l'abbandono della religione



“The Pitch” è un segmento della trasmissione “The Gruen Transfer” sulla rete australiana ABC TV. Durante il segmento, due compagnie pubblicitarie si sfidano a vendere l’invendibile: da interi continenti all’eutanasia compulsiva, passando per la chirurgia estetica per bambini. La puntata mostrata nel video pone una nuova sfida: pubblicizzare l’abbandono di qualsiasi religione. Con spirito assolutamente satirico ed umoristico, i due video avversari spiegano perchè abbandonare ogni religione: dalle credenze più assurde alle guerre. Argomenti tosti buttati lì con arguzia.
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http://www.giornalettismo.com/archives/147083/lo-spot-per-labbandono-della-religione/

Ici e Chiesa: ecco le prove



Alberghi. Palestre. Cliniche. Esentati dalla tassa sugli immobili. Dieci esempi che, purtroppo, mettono fine alle polemiche: il Vaticano non paga anche quando non si tratta di luoghi di culto né di opere sociali


Sessantamila euro l'anno. E' il valore del contenzioso che vede opposti il Comune di Roma e la Provincia religiosa dei S. S. Apostoli Pietro e Paolo dell'opera di don Orione. Nella capitale l'ente risulta proprietario, nella lussuosa via della Camilluccia, di un gigantesco complesso, accatastato come b/1 (la sigla che all'anagrafe del mattone identifica collegi, convitti, educandati, ricoveri, orfanatrofi, ospizi, conventi, seminari e caserme), dove si svolgono attività religiose, ma sono stati anche ricavati una casa per ferie, un centro sportivo e una struttura di riabilitazione a pagamento. Il Campidoglio, attraverso la controllata Aequitalia, ha fatto le sue verifiche e pretende il pagamento dell'Ici, l'imposta comunale sugli immobili, dalla quale i religiosi ritengono invece di essere esenti a termini di legge. Così, si è arrivati alle carte da bollo. Un caso simile riguarda la Congregazione delle Mantellate serve di Maria, titolare a Roma di diversi immobili, due dei quali (in via San Giuseppe Calasanzio e in via Mentore Maggini) utilizzati come case per ferie. Gli uomini del sindaco Gianni Alemanno hanno battuto cassa per 45 mila euro l'anno. Le suore si sono opposte, presentando ricorso. Ma il giudice ha dato loro torto. E in lite con il Campidoglio è anche la Chiesa evangelica metodista d'Italia, che vanta un patrimonio di circa 50 immobili, compresi un albergo (in via Firenze), diversi uffici e numerose abitazioni, alcune delle quali di pregio e ampia metratura. L'ente paga l'Ici solo per alcune delle sue proprietà; per le altre ritiene che niente sia dovuto. Il Campidoglio gli dà ragione solo in parte, nel senso che riconosce un parziale diritto all'esenzione, ma reclama una maggiore imposta di 24 mila euro l'anno.

Sono tre fra i dieci esempi raccolti da "l'Espresso" sul tira e molla in corso da anni tra le migliaia di sigle della Chiesa e i Comuni sul pagamento dell'imposta istituita nel 1992. Un tormentone cominciato nel 2004, quando a decretare un provvisorio stop nella diatriba tra enti ecclesiastici e amministrazioni cittadine è intervenuta una sentenza della Corte di cassazione, che ha dato ragione alle seconde. Nel 2005, però, il governo di Silvio Berlusconi ha ribaltato il verdetto, confermando l'esenzione per gli immobili della Chiesa. Fino al 2006, quando anche l'esecutivo guidato da Romano Prodi ha ritenuto di metterci lo zampino, confezionando una legge che è un vero e proprio capolavoro di ambiguità. La norma, tuttora in vigore, stabilisce che non devono pagare l'imposta gli edifici adibiti ad attività non esclusivamente commerciali. Un concetto sconosciuto alla giurisprudenza e che ha ingarbugliato ancora la situazione.



Così, il braccio di ferro continua. In attesa che sulla materia si pronunci Bruxelles, chiamata a stabilire se l'esenzione rappresenta un aiuto di Stato ed è come tale contraria alle regole europee. Che nel 2014 l'Ici ceda il passo alla nuova Imu, nel cui testo attuale lo sconto per gli immobili degli enti ecclesiastici è stato peraltro confermato. E che il Parlamento decida cosa fare dell'emendamento alla manovra economica presentato dai radicali di Mario Staderini per cancellare ogni forma di esenzione: per ora, in commissione Bilancio a Palazzo Madama, è stato bocciato con il voto contrario di Pdl, Lega, Fli e Udc e l'astensione dell'Idv, che al Senato conta come un "no" (i parlamentari del Pd, a parte due "sì", hanno scelto di non farsi contare).

La gerarchia ecclesiastica, davanti al montare delle polemiche, nega addirittura l'esistenza di un caso nazionale. "La Chiesa paga l'Ici su tutti gli immobili di sua proprietà che danno reddito", ha puntigliosamente ribadito, sabato 27 agosto, il quotidiano dei vescovi "Avvenire". Ma le cose non stanno così. Lo dimostra l'inchiesta de "l'Espresso" sul Comune di Roma. In base ai tabulati, gli accertamenti (e cioè le richieste di pagamento per Ici non versata inoltrate dal Campidoglio) hanno raggiunto, tra gli altri, la Società San Paolo (40 mila euro l'anno), la Procura generale dell'Istituto delle suore di carità di Namur (90 mila euro; posizione apparentemente regolarizzata dal 2010 ), l'Istituto ancelle riparatrici del S.S. Cuore di Gesù (3mila euro, peraltro pagati), la Casa delle religiose figlie di Nostra Signora del S. Cuore d'Issoudun (70 mila euro), la Provincia d'Italia fratelli maristi delle scuole (100 mila euro), la Provincia italiana suore mercedarie (120 mila euro) e le Comunità cistercensi trappisti Tre Fontane (100 mila euro). Secondo gli addetti ai lavori, per calcolare il contenzioso totale, tra arretrati, sanzioni e interessi, queste somme vanno mediamente moltiplicate per sei.



Due documenti ufficiali raccontano quanto valga nella capitale, almeno secondo le valutazioni dei tecnici e come ordine di grandezza, l'evasione dell'Ici da parte della Chiesa e dei suoi satelliti. Il primo, del segretariato generale del Comune, è datato 17 marzo 2009 e protocollato con la sigla "RC 3825". Si tratta della risposta del sindaco a un'interrogazione sul mancato incasso dall'imposta sugli immobili nel 2006. Si legge nel testo: "Le stime indicano in circa 25,5 milioni la perdita di gettito parziale per l'Ici ordinaria. Va aggiunto il minor introito per arretrati, stimato in circa 8 milioni al momento dell'introduzione della nuova normativa". Il secondo, sempre firmato da Alemanno, è invece del marzo 2011. E dice: " I competenti uffici dell'amministrazione capitolina hanno effettuato una ricognizione, a decorrere dal periodo di imposta 2005, delle attività svolte dagli enti ecclesiastici. Tale attività di accertamento e controllo ha consentito un recupero dell'imposta pari a euro 9.338.143,82 (comprensivi di interessi e sanzioni). Per quanto riguarda il corrente anno, sono in fase di predisposizione atti di recupero per un importo complessivo pari a circa 1,5 milioni di euro".

Tra gli stabili finiti nel mirino del Campidoglio uno è della Società San Paolo. Si trova in via Alessandro Severo e contiene, tra l'altro, la tipografia del settimanale "Famiglia Cristiana". Il cui direttore, don Antonio Sciortino, rispondendo all'inizio di agosto a un lettore, ha scolpito: "Non si può andare a messa e, al tempo stesso, sottrarsi al proprio tributo per il bene comune". Si vede che non vale per chi, invece, la messa la dice. 

di Stefano Livadiotti 
Fonte
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ici-e-chiesa-ecco-le-prove/2159975//1

IL PAESE DOVE C'è ANCORA LA CACCIA ALLE STREGHE



12 SETTEMBRE 2011-IN AFRICA LE DONNE TEMONO DI ESSERE ACCUSATE DI PRATICARE LA MAGIA-
Sentir parlare di stregoneria, maledizioni e di caccia alle streghe vi farà pensare a lontani tempi bui. Purtroppo, invece, parliamo di attualità in Africa. La storia vera di una donna ci racconta le assurdità e le violenze legate alla superstizione.
LA STREGA E IL VOLATILE - Pakpema Bleg  è una donna accusata dalla propria famiglia di praticare la stregoneria. Tutto inizia quando il nipote si punge un dito con l’ago della donna e il dito sviluppa un’infezione. Bleg non era presente al momento, ma il mattino dopo il cognato la accoglie urlandole “strega!” e facendo in modo che tutti i vicini lo sentano. Il nipote più grande ha poi iniziato a picchiarla, seguito a ruota dal resto del villaggio. A questo punto, tanto per confermare l’assurdità degli eventi, un indovino ha condotto un test rituale per provare l’innocenza o la colpevolezza di Bleg: dopo aver tagliato la gola ad un uccello, l’indovino lo ha lanciato in aria. Se l’uccello cade sulla schiena, la donna è innocente, in caso contrario è colpevole. Il volatile è caduto frontalmente, quindi la sentenza era definitiva: Bleg ha iniziato a correre, sapendo che altrimenti l’avrebbero uccisa. La donna si è rifugiata a Gnani, un campo che raccoglie “streghe” nel nord del Ghana; più di 900 ospiti raccontano una storia simile a quella di Bleg, in cui un sacerdote ha stabilito colpevolezza o innocenza in base ad un rituale affidato al caso.
STREGONERIA ENDEMICA - Le dicerie sulla stregoneria continuano a prevalere in maggior parte dell’Africa, soprattutto nel Ghana, vicino al confine col Togo. In queste zone qualsiasi situazione può essere reinterpretata come effetto della magia nera: morte, fame, malattia, pazzia, sfortuna. Secondo le credenze locali, le streghe agiscono di notte e utilizzano dei superpoteri chiamati “juju“. Spesso questi poteri prendono forme animalesche e possiedono anime, infliggono malattie, perseguitano bambini innocenti. Se ciò vi non sembrasse abbastanza pittoresco, pensate che le streghe del posto sarebbero in grado di illuminarsi al buio come lucciole e di camminare a testa in giù. La caccia alle streghe non conosce sosta: spesso si trasforma in un vero e proprio linciaggio a base di botte senza tregua. Abass Yakubu gestisce la Commissione governativa dei Diritti Umani e della Giustizia Amministrativa nella capitale di Yendi e racconta che: “le accusate non possono correre il rischio di rimanere a casa. Non perderanno mai il marchio affibiatole“. Quando diventi strega, lo rimani fino alla morte. In uno dei villaggi la situazione è particolarmente grave: basta uno sguardo sbagliato per diventare una strega. Nuove donne si rifugiano al campo di Gnani ogni settimana, scappando ad una folla cieca e violenta. I campi/rifugio per queste persone sono attualmente 5 in tutto la regione e accolgono anche membri della famiglia e avvocati delle imputate. La maggior parte, infatti, sono donne, ma non mancano anche gli “stregoni”. Questi esuli vengono lasciati a loro stessi, arrivano dopo estenuanti viaggi a piedi con ancora i segni delle violenze: tagli, coltellate, colpi di pietre e machete, occhi perforati e arti rotti.
STESSE RADICI - Anche i campi rifugio, però, derivano dalle stesse superstizioni: sono fondati da indovini su territori purificati, ove le streghe perdano ogni potere. Ogni ospite paga l’indovino il corrispondente di 29 euro, una cifra enorme per questa gente, e deve sottoporsi ad un nuovo rituale per stabilirne la colpevolezza. Viene poi offerto un intruglio fatto di sangue di pollo morto per rendere nulli i presunti poteri. Le condizioni sanitarie sono pietose, non vi sono elettricità né pozzi funzionanti: per l’acqua bisogna camminare per chilometri e se ne occupano le più anziane. La gente vive in anguste capanne di paglia, alleva polli e coltiva mais, ma d’estate le temperature raggiungono i 48 gradi e l’esistenza pesa terribilmente. Non ci sono scuole, non c’è futuro: queste persone raccontano di essere vittime di regolamenti di conti, mascherati da stregoneria per pura convenienza. Qualcuno perde la vita, qualcuno sopravvive da emarginato ricordando i tempi della normalità in famiglia. Un’abitudine difficile da sradicare, soprattutto se anche le chiese cristiane sul territorio si prestano ad esorcismi improvvisati con donne incatenate e roghi. L’inferno nell’inferno con contorno di inferno senza possibilità di redenzione.
Fonte
http://www.giornalettismo.com/archives/147031/il-paese-dove-ce-ancora-la-caccia-alle-streghe/