venerdì 9 settembre 2011

Mutilazione genitale



Sono almeno 135 milioni, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto, Yemen Emirati Arabi). Vi sono anche casi di mutilazioni in alcune parti dell'Asia, nelle Americhe e in Europa - compresa l'Italia - all'interno delle comunità di immigrati.


 Cosa sono le Mutilazioni Genitali.

Esistono tre tipi di mutilazioni genitali: la clitoridectomia in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l'escissione che consiste nella asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l'infibulazione, la forma più estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all'escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che vengono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l'apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l'urina e il sangue mestruale.

 Il tipo di mutilazione, l'età delle vittime e le modalità dipendono da molti fattori tra cui il gruppo etnico di appartenenza, il paese e la zona (rurale o urbana) in cui le ragazze vivono. Nel Tigrai la mutilazione viene praticata sette giorni dopo la nascita, in altre zone alla prima gravidanza, ma nella maggior parte dei casi l'età è compresa tra i quattro e gli otto anni.



 La pratica

"..Subii la mutilazione quando avevo 10 anni. Mia nonna mi disse che mi portavano al fiume per una cerimonia particolare e che dopo avrei ricevuto molto cibo da mangiare. Ero una bambina innocente e fui condotta, come una pecora, al massacro.
 Entrate nella boscaglia fui condotta in una casupola buia, e spogliata. Fui bendata e denudata completamente. Due donne mi trascinarono nel luogo dell'operazione. Fui costretta a sdraiarmi sulla schiena da quattro donne robuste, due mi afferrarono saldamente ciascuna gamba. Un'altra si sedette sul mio petto per impedire che la parte superiore del mio corpo si muovesse. Mi ficcarono a forza un pezzo di stoffa in bocca per impedirmi di urlare. Poi fui rasata.
 Quando l'operazione iniziò, cominciai a lottare. Il dolore era terribile ed insopportabile. Mentre mi divincolavo fui mutilata malamente e persi molto sangue. Tutte quelle che prendevano parte all'operazione erano mezze ubriache. Altre danzavano e cantavano [...].Fui mutilata con un temperino spuntato.
 Hannah Koroma, Coordinamento Donne della sezione ghanese di Amnesty International

 Per la mutilazione vengono anche usati vetri rotti, coperchi di lattine, forbici, rasoi o altri oggetti taglienti. Se ha luogo l'infibulazione, per assicurare l'aderenza delle grandi labbra vengono usate spine di acacia o fili di crine e poi le gambe sono tenute legate fra loro per un periodo di quaranta giorni. Per favorire la cicatrizzazione sulla ferita viene applicata una pasta a base di erbe, latte, uova, cenere e sterco.


 Le conseguenze fisiche

La mutilazione causa intenso dolore, provoca shock ed emorragie post-operatorie che possono portare a morte le bambine. Vi possono essere inoltre danni permanenti agli organi vicini, ascessi e tumori benigni ai nervi che innervavano la clitoride. L'uso di strumenti non sterilizzati, di spine di acacia e di crini provoca infezioni, e può essere veicolo di trasmissione di HIV.

 Nel caso dell'infibulazione le complicanze sono più gravi. Infatti, a lungo andare la ritenzione di urina sviluppa infezioni che possono interessare sia il tratto urinario e i reni che la vagina. Il ristagno del flusso mestruale può provocare infezioni a carico all'apparato riproduttivo che possono portare alla sterilità. Quando le ragazze diverranno adulte il loro primo rapporto sessuale è molto doloroso e spesso si rende necessario praticare un taglio alle grandi labbra prima del rapporto sessuale. E così pure prima del parto, altrimenti il bambino non potrebbe uscire. Dopo il parto le donne sono spesso infibulate di nuovo. L'allargamento e il restringimento dell'apertura vaginale ad ogni parto crea aderenze dolorose e cicatrici estese a tutta l'area genitale.


 Le conseguenze psicologiche

Gli effetti psicologici delle mutilazioni sono più difficili da studiare di quelli fisici. Tutte le testimonianze raccolte parlano di ansia, terrore, senso di umiliazione e di tradimento, che possono avere effetti a lungo termine. Alcuni esperti suggeriscono che lo shock e il trauma della operazione possono contribuire a rendere le donne "più calme" e "docili", qualità molte apprezzate nelle società che praticano le mutilazioni genitali.


 Le motivazioni della pratica

I motivi che portano a praticare le mutilazioni sessuali possono suddividersi in cinque gruppi principali.

 Identità culturale: in alcune società, la mutilazione stabilisce chi fa parte del gruppo sociale e la sua pratica viene mantenuta per salvaguardare l'identità culturale del gruppo.

 Identità sessuale: la mutilazione viene ritenuta necessaria perché una ragazza diventi una donna completa. La rimozione della clitoride e delle piccole labbra - "parte maschile" del corpo della donna - sono indispensabili per esaltare la femminilità, spesso sinonimo di docilità ed obbedienza.

 Controllo della sessualità: in molte società vi è la convinzione che le mutilazioni riducano il desiderio della donna per il sesso, riducendo quindi il rischio di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Non si ritiene possibile che una donna non mutilata si mantenga fedele per propria scelta. Nella pratica, le mutilazioni sessuali riducono la sensibilità, ma non il desiderio, che dipende dalla psiche.

 Credenze sull'igiene, estetica e salute: le ragioni igieniche portano a ritenere che i genitali femminili esterni siano "sporchi". In alcune culture si pensa che i genitali possano continuare a crescere fino ad arrivare a "pendere" tra le gambe, se la clitoride non viene recisa. Alcuni gruppi credono che il contatto della clitoride con il pene di un uomo ne causerebbe la morte; altri che se la clitoride toccasse la testa del neonato, durante il parto, esso morirebbe.

 Religione: la pratica delle mutilazioni genitali femminili è antecedente all'Islam e la maggior parte dei mussulmani non la usano. Tuttavia nel corso dei secoli questa consuetudine ha acquisito una dimensione religiosa e le popolazioni di fede islamica che la applicano adducano come motivo la religione. Il Corano non parla delle mutilazioni, esistono solo alcuni hadith (detti attribuiti al Profeta) che ne fanno cenno. In un di essi si racconta che Maometto vedendo praticare una escissione abbia detto alla donna che la praticava: "Quando incidi non esagerare, così facendo il suo viso sarà splendente e il marito sarà estasiato". A conti fatti le mutilazione genitali vengono praticate anche da cattolici, protestanti, animisti, copti e falasha (ebrei etiopi) nei vari paesi interessati.


 La legislazione internazionale

Gli sforzi internazionali per sradicare la mutilazione genitale femminile hanno una lunga storia, ma è solo in questo secolo, grazie anche alla crescente pressione delle organizzazioni femminili africane, che si sono raggiunti risultati concreti. La Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite sollevò il problema delle mutilazioni genitali femminili nel 1952 e questa questione fu a lungo oggetto di studi e di dibattito. Finalmente nel 1984 l'ONU creò a Dakar, un "Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute delle donne e dei bambini" (IAC) per coordinare le attività delle organizzazioni non governative(ONG) africane. L'obiettivo principale dello IAC era dar vita a campagne di sensibilizzazione e formazione per attivisti locali, levatrici e membri autorevoli delle comunità locali. A partire dagli anni '90 le mutilazioni genitali femminili vennero riconosciute dalla comunità internazionale come una grave violazione dei diritti delle donne e delle bambine. Nella Dichiarazione sulla violenza contro le donne del 1993, le MGF vennero dichiarate una forma di violenza nei confronti della donna e nel 1994 la collaborazione tra le agenzie dell'ONU e le ONG portò al varo di un Piano di azione per eliminare le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute della donna e delle bambine. Questa intenzione venne poi riaffermata con la Conferenza di Pechino nel 1995. Nel settembre 1997 lo IAC tenne un convegno per giuristi nella sede dell'Organizzazione per l'Unità Africana (OUA) ad Addis Abeba che elaborò la Carta di Addis Abeba, un documento che chiede a tutti i governi africani di adoperarsi per eradicare (o drasticamente ridurre) le mutilazioni genitali femminili entro il 2005.

 Scheda a cura del Coordinamento Donne e del Coordinamento Minori di Amnesty International.


Figlie dell'islam-Asmaa 2°parte-


Dalia Mootaz,l'amica che ha accompagnato Asmaa,ha trent'anni è laureata in diritto e conduce un progetto che tenta si sradicare questa tradizione dai villaggi egiziani .
Mi assicura che il dato è confermato (97%),ma la battaglia iniziata venticinque anni fa,cominia a dare i primi frutti.Le cose stanno cambiando e nelle grandi città come il Cairo o Alessandria,"solo"il 30% delle bambine viene ancora sottoposta all'escissione.

Continua Dalia...."Anche le madri dei ragazzi fanno la loro parte....chiedono ai figli di verificare prima di sposarsi,che le fidanzate siano state escisse secondo le regole".

Dopo avere visto in televisione un programma che denunciava queste pratiche,Asmaa ha chiesto spiegazioni alla madre:

"Ha cercato di convincermi dicendo che era necessario per rendere le ragazze docili e riservate"
Il padre invece non si pronunciava:"E' roba da donne,ma un giorno avrai una figlia e se non glielo farai fare vedremo se diventerà una ragazza onesta.Allora ne riparleremo"ha sentenziato lui alla fine.


Asmaa oggi si batte nella sua regione per convincere le famiglie a rinunciare a quest'usanza.Nel suo stesso villaggio la battaglia all'inizio è stata difficile e sopratutto le donne si sono schierate contro di lei.
"Mia madre dopo quattro anni ha ammesso di aver sbagliato".Poco a poco ha convinto le sue coetanee e persino molti uomini.Non sanno niente del corpo femminile....quando insistono per sposare donne escisse,ignorano il fatto che si uniranno a donne incapaci di provare piacere".

Asmaa confessa di non aver mai fatto l'amore,e di non conoscere il piacere.Si domanda cosa succederà se mai un giorno dovesse sposarsi."sento di non essere completa.Ma se un giorno dovessi sposarmi,lo farei scrivere nel contratto di matrimonio:mio marito non potrà mai pretendere che le sue figlie vengano circoncise".
Sull'amore dice semplicemente:"E' come se provassi il desiderio nella testa e non tra le gambe.Poi ho paura,come tutte le donne mutilate:dato che sono frigida,temo che mio marito alla fine andrà a cercare una donna che non lo è".


Figlie dell'islam-Asmaa 1°parte-

IL MARTIRIO DI ASMAA.

E' già notte quando in un angolo del giardino del Marriott incontro Asmaa.

Asmaa è una ragazza di venticinque anni,alta e snella,con un invidiabile carnagione olivastra e un viso minuto ed elegante con occhi nocciola e naso piccolo.
Dalia,che parla inglese gli traduce le mie domande e Asmaa risponde in arabo.
"Ti ricordi quel giorno?Non è stato il giorno più nero della tua vita?"
"vuoi dire il giorno più rosso della mai vita"ribatte Asmaa senza sorridere."non ho mai visto tanto sangue"
"Avevo 4 anni quando una mattina mi presero insieme ad un altra dozzina di bambine del villaggio e ci portarono da una mammana."
Nessuno ci aveva avvertito di quello che ci attendeva.Ma siccome ero la decima,capii che mi aspettava qualcosa mdi terribile:sentivo le grida atroci delle bambine che mi avevano preceduta.Quando venne il mio turno ero terrorizzata,ci vollero tre donne per tenermi e per farmi stendere a terra,mi allargarono le gambe a forza,poi arrivò la mammana con una lama di rasoio e cominciò a tagliarmi il clitoride.



Sapevo delle mutilazioni genitali,ovviamente;avevo letto alcuni rapporti di organizzazioni internazionali che denunciavano la persistenza di questa tradizione e che descrivevano le procedure.
La meno traumatica è la circoncisione,cioè la rimozione del prepuzio clitorideo,mentre altre vere e proprie ferite permanenti:l'escissione,ovvero la recisione del clitoride e delle labbra e la chiusura quasi totale della vagina.

Chi avrebbe pensato che in Egitto l'hanno subita milioni di donne?
Che ogni anno decine di migliaia di bambine vengono ancora sottoposte a questa odiosa tortura?

Dice Asmaa"devo ritenermi fortunata perché non ha utilizzato un coccio di bottiglia,come fanno tante altre"

"Ho urlato per il dolore insopportabile per il sangue che scorreva a fiumi.Ne perdevo tantissimo e le donne,per chiudere la ferita hanno usato un pugno di erbe.
Certe volte usano ceneri calde o i fondi del caffè.Ho sanguinato per due giorni e per settimane quando andavo in bagno avevo delle fitte tremende.

Tre delle donne che mi hanno mutilata sono morte,la quarta è ancora viva.Non sono mai riuscita a guardarle negli occhi,le odiavo troppo.Almeno non ho contratto infezioni .Ma spesso le bambine muoiono"






La mutilazione genitale è un argomento tabù in Egitto:le vittime si sentono umiliate,si vergognano,e rimangono n silenzio.


"Mi piacerebbe sapere cosa ne è stato di quel pezzetto della mia carne"mormora poi,come se parlasse di una parte di se morta ancor prima che iniziasse la vita.Una ricchezza che le apparteneva e che le è stata strappata,di cui sentirà per sempre la mancanza.


"Di solito avvolgono i clitoridi asportati in un fazzoletto di stoffa bianca e li sotterrano sulle rive del Nilo,perché il fiume è un simbolo di fertilità.


Asmaa è originaria di un villaggio di 5000 abitanti nella ragione di Assuan,nel sud dell'Egitto:Naga Wannass.Il il padre era un contadino e la madre stava in casa.Tutte le sue quattro sorelle sono state mutilate,come pure tutte le donne della sua famiglia e tutte quelle del villaggio.
E' una pratica diffusa in 28 paesi ,principalmente in Africa,ma anche in Medio Oriente e in Asia.
Le organizzazioni internazionali riferiscono che tra 100 e 140 milioni di vittime vengono mutilate ogni anno.

In Egitto stando ai dati dell'Unicef,il 97%delle donne tra i quindici e i quarantanove anni ha subito l'escissione o l'infibulazione.


Esistono molti pretesti per giustificare una pratica che in Egitto risale a migliaia di anni fa.
Al tempo dei faraoni le bambine venivano escisse e l'orifizio vaginale veniva chiuso;ancora oggi questo sistema radicale di mutilazione si chiama "faraonico".Già all'epoca si trattava di garantire la verginità delle ragazze fino al giorno del loro matrimonio,quando le sventurate venivano letteralmente "aperte",a volte con la punta di un coltello,per consentire al marito di consumare l'unione.


Uno degli aspetti più sconvolgenti,e più perversi di questo crimine organizzato è che le madri se ne rendano complici.Ne sono state vittime,ma sono disposte a far mutilare le proprie figlie pur di evitare che vengano considerate ragazzacce di facili costumi.


Figlie dell'islam-Jasmine-



Mi chiamo Jasmine.
Mi trovo nell'ufficio islamico di assistenza del quartiere di Balsall Heath,alla periferia di Birmingham.
Qui convergono donne in cerca di consigli e aiuto su tutti gli aspetti della vita:la salute,il lavoro,la famiglia.
Jasmine,snella ed elegante indossa jeans attillati e una maglia che gli disegna il busto slanciato.
Il suo bel viso dalla pelle olivastra e dai grandi occhi scuri è incorniciato da un foulard di un azzurro intenso.
E' inglese e la sua famiglia è di origine pakistana.Ha appena compiuto 36 anni.
Quando ne aveva 18,il padre le presentò un ragazzo,un cugino,annunciandole che sarebbe diventato suo marito.Era la prima volta che lo vedeva.Non gli aveva mai parlato.Non seppe rifiutare.

Iniziò così il suo calvario.Il marito molto conservatore le impose subito di indossare il niqab,il lungo velo nero che copre le donne dalla testa ai piedi,lasciando scoperti solo gli occhi.Ovviamente gli proibì di continuare gli studi e di cercarsi un lavoro.
La coppia non ha mai avuto figli,come se il corpo di Jasmine si rifiutasse di portare in grembo il frutto di quell'unione tanto detestata.Usciva raramente e non aveva nessuno con cui condividere il suo inferno,durato 15 anni.
Fino a quando lei ha deciso che non poteva più sopportare una vita troppo simile alla morte.

Tre anni fa,Jasmine è tornata dalla sua famiglia e ha supplicato il padre di chiedere il divorzio e di riprendersela in casa.
-All'inizio lui ha rifiutato-ricorda la giovane donna,per il padre era impensabile.
Ma era troppo disperata.-Mi ha vista piangere tutti i giorni per due anni-dice,e la sua voce non tradisce nessuna traccia di collera.Alla fine il padre capisce e accetta:verrà-divorziata-come è stata -sposata-e potrà anche riprendere gli studi.

Oggi Jasmine è consulente per l'orientamento professionale e il suo destino è cambiato.
-Sto imparando di nuovo a vivere-dice.
Purtroppo dopo il divorzio il padre si è ammalato.-Solo sul letto di morte mi ha chiesto perdono.Perdono per avermi costretta a sposare un uomo che non amavo.




Cristianesimo e Cretinismo



Addirittura lo stesso termine CRETINO deriva da cristiano (attraverso il francese crètin ,da chrètien) perché cotali individui erano considerati persone semplici e innocenti ovvero perché stupidi e insensati.
In fondo la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo:che essendo una religione per letterali cretini,nn si adatta a coloro che forse per loro sfortuna sono stati condannati a nn esserlo.Tale critica,spiegherebbe in parte la fortuna del Cristianesimo:perché come insegna la statistica,metà della popolazione mondiale ha un intelligenza inferiore alla media.
Dal libro di Piergiorgio Odifreddi "Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)


Iconografia di Gesù



Non si conosce con certezza l'aspetto fisico di Gesù. Né i Vangeli, né gli altri scritti del Nuovo Testamento, né altri documenti d'epoca lo descrivono, neppure sommariamente.

Solo nella lettera di Publio Lentulo (supposto predecessore di Ponzio Pilato) vi è una descrizione del suo profilo fisico, ma tale lettera è generalmente ritenuta un falso medievale.
Secondo quanti ritengono che la Sindone di Torino sia l'autentico lenzuolo funebre di Gesù, il suo aspetto sarebbe fedelmente riportato nella particolareggiata immagine umana impressa sul telo: essa ci mostra un uomo muscoloso, di statura medio-alta, con i capelli lunghi e la barba. Questa è anche l'immagine con cui Gesù viene tradizionalmente rappresentato.

Alcuni studiosi sostengono tuttavia che, in base alle usanze ebraiche dell'epoca, Gesù non poteva portare i capelli lunghi. A supporto di questa tesi si cita un passo di san Paolo (Prima Lettera ai Corinzi 11,7-16) che definisce "indecoroso" lasciarsi crescere i capelli.

Inoltre, poiché Giuda lo baciò per farlo riconoscere, si presume che Gesù fosse una persona come tante altre, senza caratteristiche fisiche di spicco.

Ma col passare del tempo si è sentito necessario avere una raffigurazione del Cristo.
Dal II al IV secolo le testimonianze scritte lo descrivono in maniera contrastante. In particolare nel III secolo Gesù viene ritratto in ambienti gnostici e sincretisti assieme ad altri filosofi.

Nei primi secoli del cristianesimo non si hanno rappresentazioni dirette di Gesù, ma piuttosto simboli o immagini allegoriche, come il pesce (il cui nome greco ichthys è l'acronimo delle parole: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore), il Buon Pastore con al collo una pecorella, il Basileus, il Maestro o lo stesso Orfeo derivato dalla tradizione classica [senza fonte].
Con la progressiva secolarizzazione del culto cristiano (nuova religione dell'impero) si diffondono rappresentazioni dirette di Gesù.

Alcuni Padri, soprattutto quelli greci, dichiararono che l'immagine di Gesù doveva essere brutta, poiché in Isaia il Figlio dell'Uomo è un vile servo. Il Salmista diceva invece (45,2) che era bello, di aspetto più bello di tutti i figli degli uomini. Ma la sua bellezza doveva essere divina, e non umana. Dunque san Giustino negò a Gesù di avere un bell'aspetto.

Clemente Alessandrino lo descrive con un viso deforme. Eusebio di Cesarea lo dipinge deforme di corpo. Per i padri latini invece egli era bello e piacevole.

Nel periodo tardo antico, con la secolarizzazione del culto cristiano e il distacco dalla tradizione ebraica, si diffondono rappresentazioni dirette di Gesù, raffigurato come giovane imberbe fino al VI secolo; entro il IV secolo compare anche il Gesù barbuto e con i capelli lunghi, che diventerà la sua raffigurazione canonica.

Radio Vaticana, una perizia conferma il nesso tra le onde delle antenne e i tumori nei bimbi



Radio Vaticana, una perizia conferma il nesso
tra le onde delle antenne e i tumori nei bimbi

Esiste una correlazione tra l'eposizione alle onde elettromagnetiche e l'aumento di leucemie e linfomi nei bambini fino a 14 anni che abitano a ridosso degli impianti di Cesano. Sono i risultati contenuti nelle 140 pagine della perizia disposta cinque anni fa nell'ambito dell'inchiesta per omicidio colposo dopo le morti sospette nella zona


13-06-2010

C'è stata "un'associazione importante, coerente e significativa, tra esposizione residenziale alle strutture di Radio Vaticana ed eccesso di rischio di malattia per leucemia e linfomi nei bambini". All'incremento di questo rischio potrebbero aver "plausibilmente contribuito" anche le strutture di Maritele, sia pure "in modo limitato e additivo". Sono queste alcune delle conclusioni cui è giunta la perizia firmata dal professor Andrea Micheli e affidata in sede di incidente probatorio dal gip Zaira Secchi cinque anni fa perché si accertasse l'eventuale nesso di causalità tra le onde elettromagnetiche emesse dalle antenne di Radio Vaticana, a Cesano, e quelle del quartier generale della Marina militare, in localià La Storta.

La battaglia giudiziaria contro le onde elettromagnetiche di Radio Vaticana è durata anni, con la Santa Sede che invocava l'extraterritorialità e reclamava il diritto a non essere giudicata dallo Stato italiano, e dall'altra parte i cittadini di Roma nord e di Cesano, vicini all'antenna di Santa Maria di Galeria, che lamentavano citofoni ed elettrodomestici che si trasformavano in ripetitori della radio, conversazioni telefoniche scandite dalle recite del rosario. «Molestie» denunciate dagli abitanti di Cesano già nel 1999, cui successivamente si aggiunsero gli esposti per le malattie che sarebbero state provocate dal superamento dei limiti di emissione delle onde elettromagnetiche. Citati in giudizio nel luglio 2000, gli imputati ottennero prima la sospensione del processo per un difetto di giurisdizione legato a questioni di procedibilità disciplinate dai Patti Lateranensi, poi fu la Corte di Cassazione nell'aprile 2003 a riconoscere il diritto dello Stato italiano a svolgere il processo. Nel 2005 la sentenza storica, con condanne simboliche, per il reato 674 del codice penale, "gettito pericoloso di cose".

Restava l'altro filone, e le denunce per «troppi casi di leucemia e la morte di una decina di bambini». Questa inchiesta della procura di Roma va avanti, sei gli indagati, e riguarda le morti sospette e i decessi per leucemia avvenuti tra il 1994 e il 2000, per cui ipotizza il reato di omicidio colposo. Cinque anni fa il gip Zaira Secchi commissionò la perizia per accertare il possibile nesso di causalità tra l'inquinamento elettromagnetico e l'incremento di tumori e leucemia a Cesano e a La Storta, aree vicine agli impianti della radio. Oggi i risultati.

Nel dossier si legge che poiché la leucemia è una patologia "relativamente rara" negli adulti, l'esposizione di lungo periodo (oltre dieci anni) alle antenne di Radio Vaticana per i bambini fino a 14 anni di età, che hanno abitato nella fascia tra 6 e 12 km dalle antenne, ha determinato un eccesso di incidenze di leucemie e linfomi. Nei casi di decessi di adulti, invece, gli esperti nominati dal giudice hanno evidenziato "un'associazione importante, coerente e significativa" tra i malati e quelli che hanno abitato a poca distanza da Radio Vaticana, associazione che non sembra sia stata supportata da prove decisive nel caso degli impianti della Marina.

Nelle 140 pagine di accertamento peritale gli esperti danno conto degli aspetti anagrafici della popolazione investigata, della storia di tabagismo (fumo attivo e passivo), dell'esposizione da alcol sulle patologie familiari e sui decessi complessivamente avvenuti negli ultimi anni nelle aree vicine a Radio Vaticana (137 morti) e a Maritele (141). L'inchiesta della procura, prima che venisse affidata la perizia, chiamava in causa Roberto Tucci, Pasquale Borgomeo e Costantino Pacifici (responsabili dell'emittente della Santa Sede) e Gino Bizzarri, Vittorio Emanuele Di Cecco e Emilio Roberto Guarini, della Marina militare. I primi tre, erano finiti sotto processo per 'getto pericoloso di cose', in relazione all'emissione nociva di onde elettromagnetiche provenienti dagli impianti radiofonici di Santa Maria di Galeria. Pacifici, però, era stato assolto in primo grado, mentre per Tucci e Borgomeo (poi deceduto) la corte d'appello, dopo una prima assoluzione annullata dalla Cassazione, aveva dichiarato il 'non doversi procedere' per prescrizione del reato.

Fonte


Mille uomini vigileranno sulla sicurezza del Papa



Ancona, 7 settembre 2011 - Mille uomini vigileranno sulla sicurezza del Papa quando verrà ad Ancona, l’11 settembre, per celebrare la messa conclusiva del 25esimo Congresso eucaristico nazionale. Appartengono sia alle guardie personali del Pontefice, che ai reparti speciali delle forze dell’ordine, tiratori scelti, sommozzatori, artificieri, agenti con le unità cinofile.
Del dispositivo faranno parte anche 52 telecamere e due elicotteri che monitoreranno dall’alto la situazione. Papa Benedetto XVI celebrerà la messa nell’area della Fincantieri, consumando poi il pranzo con alcuni operai cassintegrati e poveri della città, assistiti dalla Caritas.
Fonte Agi

http://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/2011/09/07/576853-esercito_mille_persone_tutelare.shtml

La Chiesa approvò Guantanamo



I cablo di WikiLeaks rivelano che, ai tempi di Wojtyla, in Vaticano si discusse dei trattamenti disumani inflitti nel campo di prigionia illegale: e alla fine fu deciso di appoggiare comunque la mano dura degli Usa(29 aprile 2011)Guantanamo? La Santa Sede sta con gli americani. Lo assicura monsignor Mariano Montemayor nel gennaio 2002, pochi mesi dopo l'inizio della guerra al terrorismo.

L'alto prelato in quei giorni era responsabile vaticano per Pakistan ed Afghanistan mentre oggi è stato promosso nunzio in Senegal. E sembra fare di tutto per aiutare gli Stati Uniti: li informa delle manovre russe e del dibattito interno a San Pietro, con uno zelo che sorprende anche gli interlocutori statunitensi. Perché? "Figlio di un alto ufficiale della Marina argentina, Montemayor ha detto che in passato lui e la sua famiglia hanno vissuto sotto scorta della polizia per le minacce. Il suo background argentino appare essenziale nel feroce giudizio sul terrorismo di al Qaeda".

E' uno dei documenti più impressionanti dell'ultima ondata di cablo diffusi da WikiLeaks, che "l'Espresso" pubblica in esclusiva, sul campo di concentramento costruito per custodire e interrogare i presunti combattenti fondamentalisti. In questo cablo inedito, l'ambasciatore Jim Nicholson, l'ex colonnello dei berretti verdi mandato da Bush in Vaticano, riporta i commenti del monsignore, descritto come una sorta di nostalgico della dittatura di Buenos Aires: "Come argentino, Montemayor si trova in acque familiari, legalmente ed eticamente, nello sviluppo del suo approccio a Guantanamo. E si è chiesto se i tribunali militari argentini del passato potranno presto trovare i loro equivalenti americani".

Erano le settimane in cui talebani e terroristi venivano catturati a centinaia in Afghanistan. E il mondo si interrogava sul loro destino. "La questione del trattamento dei prigionieri potrebbe diventare importante all'interno del Vaticano, dove un dibattito interno teso si è chiuso con un solido sostegno - con qualche riserva - alla campagna guidata dagli Stati Uniti.

Montemayor ha ripetuto i commenti iniziali secondo i quali alcune voci vaticane, temendo un disastro umanitario per i raid in Afghanistan, hanno spinto per una posizione della Santa Sede meno disponibile verso gli Usa. Ma ha notato con soddisfazione che, contrariamente alle previsioni dei soliti pessimisti, l'intervento statunitense ha chiaramente migliorato le condizioni umanitarie in Afghanistan".

Il prelato inoltre mette in allerta gli americani sui progetti segreti di Mosca per sfruttare la vicenda di Guantanamo: "Montemayor ci ha parlato più volte di conversazioni con un diplomatico russo ritenuto un elemento dell'intelligence, Dmitry Shtodin. Ha spiegato che la Federazione russa sta studiando con attenzione il trattamento inflitto dagli Stati Uniti ai detenuti in cerca di un precedente che giustifichi il modo in cui trattano i prigionieri ceceni". Dmitry Shtodin è ancora primo consigliere dell'ambasciata russa a Roma, spesso impegnato in iniziative benefiche come il restauro di chiese e monumenti danneggiati dal terremoto in Abruzzo.

Fonte
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-chiesa-approvo-guantanamo/2150212

Il Papa denunciato per crimini contro l’umanità.



27 febbraio 2011
La provocazione di due avvocati tedeschi che hanno presentato al tribunale dell’Aja l’accusa basata su tre capi di imputazione

Due avvocati tedeschi hanno presentato una denuncia contro Papa Benedetto XVI presso la Corte penale internazionale, per crimini contro l’umanità. Christian Sailer e Gert-Joachim Hetzel, due legali residenti a Marktheidenfeld in Baviera, cioè proprio nello regione natale del Papa, la settimana scorsa hanno presentato un documento di 51 pagine al Procuratore della Corte penale internazionale dell’Aja, il dottor Luis Moreno Ocampo.

TRE CRIMINI MONDIALI – La denuncia parla di tre crimini mondiali che secondo i due avvocati “fino ad ora non sono stati denunciati. . . solo perché la riverenza tradizionale verso l’autorità ecclesiastica’ha offuscato il senso di “giusto e sbagliato”. Sailer e Hetzel sostengono il Papa “è responsabile del manteniment0 della leadership di un regime totalitario di coercizione in tutto il mondo che soggioga i suoi membri con minacce terrificanti e nocive per la salute”. Essi sostengono che è anche responsabile per “l’adesione ad un fatale proibizione dell’uso del preservativo, anche quando il pericolo di infezione da HIV-AIDS esiste” e per “l’istituzione e il mantenimento di un sistema mondiale di copertura dei crimini sessuali commessi da preti cattolici e il loro trattamento preferenziale, che agevola nuovi crimini “. Non solo. I due tedeschi sostengono che la Chiesa cattolica “acquista i suoi membri attraverso un atto obbligatorio, cioè attraverso il battesimo dei bambini che ancora non hanno una volontà propria”. Questo atto è “irrevocabile” ed è difeso con le minacce di scomunica e delle fiamme dell’inferno.



NESSUNA LIBERTA’ – Questo rappresnta “un grave deterioramento della libertà di sviluppo personale e dell’integrità emotiva e mentale di una persona”. Il Papa è stato “responsabile per la sua conservazione e prosecuzione e, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato anche corresponsabilein passato” insieme a Papa Giovanni Paolo II. I Cattolici “minacciati dall’AIDS” secondo i legali bavaresi, si trovano”di fronte ad una terribile alternativa: se si proteggono con il preservativo durante i rapporti sessuali, diventano peccatori, se non si proteggono per paura della punizione del peccato minacciato dalla chiesa, diventano candidati alla morte “. La denuncia sottolinea anche il “forte sospetto che Joseph Ratzinger, sia come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sia da Papa, abbia fino ad oggi sistematicamente coperto gli abusi sessuali su bambini e giovani e protetto i responsabili, in tal modo favorendo ulteriori atti di violenza sessuale verso i giovani “.

Fonte
http://www.giornalettismo.com/archives/115614/il-papa-denunciato-per-crimini-contro-lumanita/

Santo padre, perché se Dio è buono io ho il cancro?”



19 agosto 2011
Un bambino lo domanda a Papa Ratzinger a Madrid


‘Santo Padre, perche’ Dio, se e’ buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti?’. Un bambino in sedia a rotelle, ammalato di cancro, e’ riuscito a consegnare un bigliettino, con scritto il suo drammatico interrogativo, a Benedetto XVI mentre il papa usciva oggi dal Monastero dell’Escorial, nella Sierra a Nord di Madrid.



A EL MUNDO – Una domanda semplice, ma carica di emozione. Emozione che il piccolo ha dimostrato insieme a tanta tenacia per riuscire a convincere sicurezza e organizzatori a lasciarlo avvicinare al Papa. Cosi’ Benedetto XVI, uscendo dal Monastero dell’Escorial, se l’è trovato davanti. Il Santo Padre si è fermato un attimo. Ha guardato il bimbo, triste e serio. Ha preso il biglietto. Il piccolo lo ha pregato di rispondergli. E Ratzinger ha fatto cenno di sì. ‘E se non ti risponde?’ ha chiesto poi una giornalista spagnola di Tele Madrid al bambino. ‘Se non mi risponde mi dara’ una grande delusione perche’ sono anni che mi pongo questa domanda’. Una risposta probabilmente gli arrivera’, prevede El Mundo. Sara’ sicuramente gentile, ma difficilmente potra’ soddisfare il bimbo, anche se a scriverla sara’ il Papa teologo. Benedetto XVI, ricorda il giornale, si confesso’ gia’ senza poter dar risposta quando visito’ 5 anni fa il campo di sterminio di Auschwitz. ‘In un posto come questo, disse, le parole non servono. Alla fine puo’ esserci solo un terribile silenzio, un silenzio che e’ un pianto del cuore rivolto a Dio. Perche’ Signore sei rimasto muto? Come hai potuto tollerare questo? Dov’era Dio in quel momento?’. (ANSA)

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http://www.giornalettismo.com/archives/140073/santo-padre-perche-se-dio-e-buono-io-ho-il-cancro/

“Questa e’ una Repubblica, non il Vaticano”: Irlanda all’attacco sulla pedofilia



21 luglio 2011
“I nostri rapporti con la Santa Sede mai più come prima”, 19 i sacerdoti accusati di molestie e coperti in qualche modo oltretevere

‘Questa e’ una Repubblica, non il Vaticano’: dalla cattolicissima Irlanda e’ partito un attacco senza precedenti alla Santa Sede nello scandalo della pedofilia. Il primo ministro Enda Kenny, e poi il Parlamento irlandese, hanno censurato il papato dopo che ‘per la prima volta un rapporto sugli abusi sessuali del clero ha messo in luce un tentativo della Santa Sede di frustrare un’inchiesta in una repubblica democratica e sovrana, e questo tre anni fa soltanto, non tre decenni fa’.

RISPONDEREMO - In serata, il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che ‘la Santa Sede rispondera’ opportunamente alla domanda posta dal Governo irlandese a proposito del Rapporto sulla diocesi di Cloyne’. Mai prima di oggi il capo di un governo irlandese aveva parlato con tanta forza contro il Vaticano. Kenny, e successivamente il Parlamento in una mozione approvata all’unanimita’, hanno accusato le gerarchie cattoliche a Roma di aver messo gli interessi della Chiesa davanti a quelli delle vittime degli abusi. Vicino alle lacrime, l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin e’ andato in televisione per puntare i riflettori sulla ‘cabala’ che ‘rifiuta di riconoscere le norme della Chiesa’. Intervistato dalla Rte, l’alto prelato ha messo in guardia che nuove inchieste sulla pedofilia nelle diocesi rischiano di non arrivare a far luce su quanto e’ successo ‘se la gente nella Chiesa Cattolica non e’ pronta a dire la verita’.



ACCUSE - Il premier Kenny ha avvertito il Vaticano che le relazioni tra l’Irlanda e la Chiesa non saranno d’ora in poi piu’ le stesse dopo che la settimana scorsa il rapporto sulla diocesi di Cloyne – nella contea di Cork – ha messo in luce abusi su minori commessi da 19 sacerdoti e sulle relative coperture nel periodo dal 1996 al 2009: dossier che secondo il Parlamento ‘scava nelle disfunzioni, l’elitismo, il narcisismo che domina fino a oggi la cultura del Vaticano’. ‘Questa non e’ Roma. Questa e’ la Repubblica d’Irlanda 2011, una repubblica fondata sul diritto’, ha detto il premier aprendo il voto alla mozione che accusa il Vaticano di aver sabotato la decisione dei vescovi irlandesi nel 1996 di cominciare a denunciare i casi sospetti alla polizia.Dopo la pubblicazione del Cloyne Report, il governo irlandese aveva convocato il nunzio a Dublino, arcivescovo Giuseppe Leanza, per chiedere una reazione ufficiale da Roma. ‘Arrivera’ in tempi ragionevoli’, ha assicurato un portavoce del ministero degli esteri secondo cui e’ stato creato un canale ufficiale e urgente di comunicazione. L’unico commento arrivato dal Vaticano e’ stato finora, due giorni fa, solo quello, a titolo personale, di padre Lombardi, secondo cui la pubblicazione del rapporto ‘segna una nuova tappa nel lungo e faticoso cammino di ricerca della verita’, di penitenza e di purificazione, di guarigione e di rinnovamento della Chiesa in Irlanda, cammino a cui il Vaticano ‘non si sente affatto estraneo ma vi partecipa con solidarieta’ e’ impegno’. E in una nuova dichiarazione in seguito all’acuirsi della crisi, il portavoce vaticano ha aggiunto stasera che ‘ci si augura che il dibattito in corso su temi cosi’ drammatici si sviluppi con la necessaria obiettivita’, in modo da contribuire alla causa che deve stare maggiormente a cuore a tutti, cioe’ la salvaguardia dei bambini e dei giovani e il rinnovamento di un clima di fiducia e collaborazione a questo fine, nella Chiesa e nella societa’, come auspicato dal Papa nella sua Lettera ai cattolici dell’Irlanda’

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http://www.giornalettismo.com/archives/134572/questa-e-una-repubblica-non-il-vaticano-irlanda-allattacco-sulla-pedofilia/

Pedofilia, un ospedale degli orrori in Olanda?



16 agosto 2011
Una commissione indaga su un numero inusuale di morti tra il 1952 e il 1954 in un ricovero di preti cattolici


Una commissione olandese che indaga sugli abusi sessuali commessi dai preti cattolici ha scoperto un numero definito “inusuale” di minori morti tra il 1952 e il 1954 in un ospedale gestito dai religiosi.

IL COMUNICATO – In un comunicato, il procuratore sottolinea si tratta di “un considerevolmente alto numero di morti di minori”, in un ospedale psichiatrico rispetto ad altri anni, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo la tv Nos, la commissione ha trovato 34 morti. La commissione, che ha svelato 2.000 casi di presunti abusi sessuali commessi da preti cattolici sin dal 1945, ha appreso delle morti nell’ospedale Saint Joseph, a Heel nel sud, nel maggio scorso. La procura si rifiuta di commentare la causadei 34 morti, anche perché a causa del lasso di tempo trascorso, i crimini eventuali potrebbero essere caduti in prescrizione. I giudici vogliono comunque indagare sulle cause della morte “per l’impatto e la portata del caso.” Il sospetto è che i decessi siano collegati agli abusi sessuali. Non è noto se vi fosse uno sforzo consapevole da parte della chiesa o altre organizzazioni per coprire la vicenda di mezzo secolo fa. La diocesi di Roermond ha rilasciato una dichiarazione dicendo che accoglie con favore l’inchiesta e ha aperto i suoi archivi per incoraggiare la ricerca.



IL CONTESTO – Non è chiaro se i morti siano direttamente legate alla crisi degli abusi sessuali della Chiesa cattolica in Irlanda, Paesi Bassi e altri paesi europei negli ultimi anni.
Gli scandali hanno portato alla luce diverse migliaia di denunce di abusi, e hanno costretto alle pubbliche scuse Papa Benedetto portando alla dimissioni di cinque vescovi europei – tre in Irlanda, uno in Belgio e uno in Germania. Un’inchiesta in Belgio ha detto almeno 13 vittime di abusi si sono suicidate dopo che le denunce presentate alle autorità della Chiesa sono cadute nel vuoto. La commissione olandese ha proposto a giugno che la Chiesapaghi un risarcimento tra i 5.000 e i 100.000 euro ciascuno per le vittime che hanno subito abusi sessuali.

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http://www.giornalettismo.com/archives/139047/preti-pedofili-un-ospedale-degli-orrori-in-olanda/

“Sei un prete pedofilo, meriti di essere pestato”



21 luglio 2011
Il sacerdote cattolico è stato subito picchiato dopo esser stato incarcerato per le molestie su tre minorenni

Il sacerdote cattolico Andreas L., appena arrestato per aver molestato ripetutamente tre minorenni, è stato immediatamente picchiato appena è arrivato in prigione. Il prete è stato preso a calci e pugni nella stazione di polizia di Braunschweig. L’incidente è stato confermato dal procuratore Birgit Seel. Il sacerdote è in carcerazione preventiva da sabato, e ha già ammesso alcuni fatti nel nuovo caso di violenze su minori che riguardano religiosi della Chiesa cattolica.

BOTTE AL PEDOFILO - Lunedì sera un carcerato ha allertato le guardie di sicurezza perchè aveva sentito i colpi di un’aggressione. Quando le guardie sono arrivate, il prete Andreas L. era seduto con evidenti segni sul viso nella sua cella. Il sacerdote ha raccontato di essere stato aggredito dal suo compagno di detenzione, che l’ha ripetutamente picchiato urlandogli contro uno degli insulti più pesanti nel mondo del carcere. “Sittich”, un sostantivo che appartiene al gergo dei detenuti, e significa pervertito che molesta i bambini. Dopo l’aggressione il sacerdote è stato spostato di cella, ed è ora sorvegliato in maniera più attenta dalle guardie di sicurezza.

NUOVE RIVELAZIONI - Nel frattempo la diocesi di Hildesheim ha ammesso di aver avuto un colloquio recente con Andreas L, nel quale era di nuovo emerso il suo torbido passato. Il sacerdote avrebbe tentato di contattare per lettera un ragazzino che aveva costretto ad andare a letto con lui. La diocesi l’aveva minacciato con sanzioni disciplinari, prima dell”intervento della magistratura che ha portato all’arresto del prete pedofilo. Il vescovo ausiliare ha inoltre evidenziato come in questo caso la diocesi abbia agito male, e per questo terrà domenica prossima un incontro con i fedeli della ex parrocchia di Andreas L.

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http://www.giornalettismo.com/archives/134526/sei-un-prete-pedofilo-meriti-di-essere-pestato/

Pedofilia, prete confessa: “Non sapevo che fosse un reato”



17 novembre 2010
Si difende così il sacerdote di una parrocchia di Vilafamés (Spagna), dopo che la Guardia Civil aveva trovato nella sua chiesa oltre 600 gigabyte di materiale pornografico infantile.

Scrive El Mundo che il prete della parrocchia di Vilafamés accusato di distribuzione di materiale pedopornografico ha confessato che: “Non era al corrente che si trattasse di un crimine così grande“. Confinato in un convento dopo il suo arresto, il sacerdote Rafael Sansó Riera ha risposto alle domande dei giornalisti non senza una certa riluttanza ad affrontare un tema “sensibile” che preferisce trattare attraverso il suo avvocato.

600 GB PEDOFILI - Ne avevamo già parlato su Giornalettismo del suo arresto, dopo che la Guardia Civil aveva ritrovato 21.000 files di materiale pedopornografico. Il sacerdote, che serviva anche la messa nella parrocchia di La Barona, una frazione di Vall d’Alba (Castellón), faceva da file-sharing in tutto il mondo e, secondo gli investigatori, era uno dei più importanti della Spagna. Dopo aver confessato la sua colpevolezza davanti al giudice e alla diocesi, Rafael Sansó ha messo il suo futuro di sacerdote “nelle mani della Chiesa e dei ranghi superiori“. Nel frattempo non intende allontanarsi dalla chiesa perché “una cosa è essere fuori dalla chiesa e un’ altra è lavorare come prete“, ha affermato.

HA CHIESTO PERDONO ALLA CHIESA - Ma Rafael Sansó garantisce anche che è “a disposizione della giustizia e riferirà ogni due settimane” dopo essere stato arrestato nell’ambito di una operazione internazionale di smantellamento di una rete di distribuzione di pornografia infantile su Internet. “La prima cosa che ho fatto prima di andare al tribunale è stata quella di confessarmi“ rivela per aggiungere che ha chiesto perdono “alla Chiesa, alla parrocchia e a tutte le persone che ho offeso“.

E LA CHIESA LO HA PERDONATO - Il sacerdote ha chiesto ed ha ottenuto la difesa dell’Arcivescovado, e come dice è “totalmente supportato” dalla Diocesi di Segovia-Castellón, che ha gli ha fornito supporto psicologico e legale. Il vescovo di Castellón, López Llorente, afferma solennemente di “essersi comportato come un padre” e quando gli viene chiesto se il sacerdote ha ottenuto il perdono, ha risposto con un sonoro”naturalmente“. Ma l’opinione pubblica è divisa. La maggior parte dei residenti, dice il sindaco, Luisa Oliver, sono delusi per quella che considerano una ‘doppia vita’ del sacerdote, che ha mostrato grande “disaffezione nei confronti dei bambini“. Il prete comparirà in tribunale ogni due settimane, secondo l’ordine del giudice che lo ha lasciato in libertà vigilata.

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http://www.giornalettismo.com/archives/96416/pedofilia-prete-confessa-non/2/

Indignados, la polizia carica gli anti-Papa



18 agosto 2011
Gli agenti fanno sloggiare i ragazzi che avevano protestato contro le violenze dei giorni scorsi e i costi della visita di Ratzinger a Madrid

Gli agenti della polizia spagnola in tenuta anti-sommossa hanno di nuovo fatto sloggiare con la forza da Puerta del Sol alcune centinaia di Indignados che si erano riuniti in serata per protestare contro la ‘violenza’ dell’ intervento degli agenti ieri sera al termine di una manifestazione contro i costi ‘esorbitanti’ della visita del Papa a Madrid.

I TESTIMONI – Secondo testimoni citati da El Pais online la carica della polizia si è prodotta senza provocazioni da parte degli indignados. Prima alcuni agenti usciti da un furgone della polizia hanno colpito a manganellate diversi giovani in una strada vicina a Puerta del Sol. Poco dopo la polizia ha caricato i manifestanti su Puerta del Sol, costringendoli a lasciare la piazza. La manifestazione di questa sera era stata convocata nel pomeriggio attraverso le reti sociali per protestare contro la ‘brutalita” degli agenti di ieri sera. Un’altra concentrazione e’ prevista per domani sera, sempre su Puerta del Sol, la piazza emblema del movimento degli indignados. Dopo gli incidenti di mercoledì sera il dirigente della coalizione di sinistra Izquierda Unida Gaspar Llamazares ha chiesto che il ministro degli interni riferisca in parlamento.




I RACCONTI - Un furgone della polizia, sempre secondo i racconti dei testimoni, si è parcheggiato in un punto in cui si trovavano un gruppo di ragazzi e senza dire una parola diversi agenti hanno caricato i ragazzi e poiaggredito una giovane. Mezz’ora dopo gli agenti hanno arrestato due giovani a terra e poi ha cominciato ad evacuare definitivamente la piazza, costringendo i manifestanti a uscire attraverso le vie secondarie della piazza. In un incontro che si è tenut prima degli incidenti, i gruppi hanno deciso di marciare nuovamente domani alle 20; la manifestazione di oggi è stata convocata spontaneamente attraverso i social network (principalmente Twitter) per protestare contro l’azione della polizia.









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http://www.giornalettismo.com/archives/139791/indignados-la-polizia-carica-i-manifestanti-anti-papa/

La pedofilia è meno grave dell’aborto. Donne, svegliamoci



[13 mar 2010]

È nota come sindrome di Stoccolma e si tratta di un condizionamento psicologico per cui la vittima di un sopruso o di una violenza si identifica con le ragioni del proprio aguzzino, giustificandole e arrivando a provare dei sentimenti di affetto per lo stesso. Non c’è altra spiegazione per il fenomeno sociologico che vede spesso le donne in prima fila tra i banchi delle parrocchie. Esse hanno dimenticato di essere state arse vive, chiamate ianua diaboli (ossia «porta del demonio» dal mai ripudiato Tertulliano, padre della chiesa del III secolo), fatte oggetto di speculazioni teologiche ai massimi livelli per appurare se anch’esse avessero l’anima – col risultato che, fino a tempi recentissimi, si è sostenuto che nel feto femminile l’anima si insediasse diverse settimane dopo rispetto al feto maschile! – e considerate da sempre l’origine di tutte le sciagure dell’umanità sin dalla progenitrice Eva.

Certamente, queste sono cose ormai passate e le donne contemporanee possono ben averle dimenticate o deciso di ignorarle. In fondo, la Chiesa cattolica oggi sostiene la centralità della donna, almeno nella famiglia. E ribadisce la dignità della stessa, almeno in senso lato. Già, perché nello specifico non si sa bene questa dignità in cosa consista e come si manifesti. A tutte le signore cattoliche inginocchiate ai primi banchi nelle chiese sfugge, forse, di non aver mai visto un sacerdote donna celebrare la funzione. Non esiste carriera ecclesiastica per le donne: esse sono le «ancelle» di Cristo, e per nessun motivo possono essere le sue rappresentanti. Non solo, ma questa istituzione, che molte si ostinano ciecamente a venerare, è la stessa istituzione che è stata pronta a scomunicare una bimba di nove anni, stuprata, che è stata fatta abortire. È la stessa istituzione, inoltre, che è riuscita a far emanare al Parlamento italiano una legge, la legge 40 sulla fecondazione assistita, che non ha alcun riguardo per la salute fisica e psicologica della donna, ed è sempre la stessa istituzione che adduce cause pretestuose per opporsi all’uso del farmaco abortivo RU486 e dell’anticoncezionale di emergenza noto come «pillola del giorno dopo».

Oggi, questa medesima istituzione, nel pieno della fetida ondata di casi di pedofilia che ha travolto il suo clero in mezza Europa – i cui echi, da noi, arrivano solo attutiti e addolciti attraverso le spesse mura vaticane – ha finalmente acclarato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’aborto è un peccato più grave del reato di pedofilia compiuto da un sacerdote. La rivelazione è stata placidamente fatta da monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria Vaticana, in un’intervista rilasciata al Messaggero. Riguardo al reato di pedofilia il prelato ha espressamente detto: «Un penitente che si è macchiato di un delitto simile, se è pentito sinceramente, lo si assolve. È chiaro che dinnanzi a casi di persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi – e sottolineo, costanti e gravi – il confessore, dopo aver senza successo messo in atto tutti i tentativi per ottenere l’assoluzione, consiglierà di abbandonare la vita ecclesiastica». Non pago di aver esplicitato una volta per tutte come sia facile nascondere i «disordini morali» all’interno della Chiesa cattolica (due Ave Maria e un Gloria al Padre per ogni fanciullo molestato?), alla domanda della cronista se il confessore possa denunciare il sacerdote reo confesso, Girotti candidamente replica: «Assolutamente no. Il confessore non solo non può imporgli l’autodenuncia, ma non può nemmeno recarsi da un magistrato per denunciarlo. Romperebbe il sigillo sacramentale. Una cosa gravissima. Se lo facesse il confessore incorrerebbe nella scomunica ipso facto, immediata». Al contrario, per assolvere una donna che ha abortito, il confessore necessita di una dispensa del vescovo, in quanto non può assolverla autonomamente. Come mai? «L’aborto – spiega il monsignore – viene considerato un peccato riservato, diciamo speciale. Nel caso specifico è chiaro che la Chiesa vuole tutelare al massimo la vita della persona più debole, più fragile, e cosa c’è di più inerme di una vita che è in divenire e non è ancora nata?»

Le parole del reggente della Penitenzieria Vaticana sono così sconvolgenti che non si sa da dove cominciare per commentarle. Innanzitutto, qualcuno dovrebbe far notare al monsignore che anche la vita di un bambino o di un minore che subisce un abuso – oltretutto da parte di una persona di cui la società e i genitori hanno detto di fidarsi – è una vita in divenire, e questo divenire viene pesantemente messo in discussione da tale abuso. In secondo luogo, si deve sottolineare per l’ennesima volta che al sacerdote stupratore o molestatore recidivo viene solo consigliato di abbandonare la vita ecclesiastica. Se non lo fa, però, sono affaracci dei bambini molestati e dei loro genitori, che si troveranno con dei figli che dovranno combattere, probabilmente per sempre, contro un trauma che ha intaccato nel profondo la loro vita affettiva e sessuale.

Infine, è necessario che le autorità dello Stato registrino questo dato di fatto noto da tempo e qui affermato nero su bianco: le gerarchie cattoliche non hanno alcuna intenzione di collaborare con la giustizia e mettono i loro dogmi e le loro superstizioni al di sopra delle leggi dello Stato in cui vivono e che li sostenta generosamente. Se denunciano un compagno di convitto stupratore vengono scomunicati, e questa per loro è la più grave sanzione immaginabile. Pensateci, signore cattoliche, quando mandate i vostri figli al catechismo. Magari il parroco si è divertito a fare degli strani giochini con lui, ma si è confessato, e domani lo aspetta di nuovo a braccia aperte. L’altro sacerdote, invece, quello buono, sa tutto ma non dice nulla, né a voi né ai magistrati, perché altrimenti romperebbe il sacro sigillo della confessione. Domani vostro figlio tornerà in lacrime dall’oratorio e il prete dirà che è un bambino difficile.

Signore cattoliche, forse non vi importa di essere spedite all’inferno se abortite il frutto del seme del vostro stupratore, perché tanto a voi non capiterà mai. Ma siete sicure di non provare nemmeno un po’ di fastidio all’idea che lo stupratore di vostro figlio non solo non sarà denunciato da chi avrebbe la possibilità di farlo, ma sarà assolto, se si pente in confessionale, e se ne andrà beato in paradiso?

Se, vittime di questa particolare specie di sindrome di Stoccolma, essere state ed essere tuttora palesemente discriminate dalla dottrina cattolica non è mai stato per le donne un buon motivo per disaffezionarsi dalla Chiesa, ora che il pericolo investe i loro figli, forse un campanello d’allarme suonerà. È noto infatti che l’istinto materno è in grado di rendere la più mite e succube donnetta una belva inferocita. Svegliamoci, signore!

Alessandra Maiorino

Fonte
http://www.cronachelaiche.it/2010/03/la-pedofilia-e-meno-grave-dellaborto-donne-svegliamoci/