domenica 11 settembre 2011

IL NATALE DEI PASTAFARIANI,ECCO COME FESTEGGIARLO.



10 settembre 2011 il giorno sacro al Dio degli spaghetti volante cade il 19 settembre:ecco come onorarlo
La festività ufficiale di tutti i pastafariani nel mondo si avvicina, e festeggiarla nel modo giusto è il primo passo per onorare al meglio il proprio credo. Ma come si festeggia il “natale” del Dio degli Spaghetti Volante? Semplice: il 19 settembre, per tutto il giorno, ovunque siate, dovrete parlare come un pirata. Corpo di mille balene!
PERCHE’ - Ma cosa c’entrano i pirati con la pasta? E’ presto detto: la religione di cui stiamo parlando nacque quando Bobby Henderson, promettente fisico appena laureato, per protestare contro la decisione del consiglio per l’istruzione del Kansas di insegnare il creazionismo nei corsi di scienze come un’alternativa alla teoria dell’evoluzione, ha inventato una religione tutta sua: appunto questo. La divinità creatrice dell’Universo, cioé il Mostro di spaghetti volante, una sera che era particolarmente sbronzo, casualmente aveva dato vita a tutto ciò che esiste, con un solo movimento di quelle che i credenti chiamano “la sua spaghettosa appendice”. E i pirati? Ci arriviamo: per sconfessare i nessi causali che le altre religioni utilizzavano per “dimostrare” la propria bontà, anche i pastafariani ne hanno adottato uno, molto particolare. Secondo loro l’aumento dell’effetto serra nel mondo è correlato alla diminuzione dei pirati. Insomma: volete salvare il pianeta? Siate pirati. E se non ci credete, ecco il grafico che lo dimostra. Inoppugnabilmente, of course.

I gatti transgenici che aiutano a curare l'AIDS



Sono amici dell’uomo da 9.000 anni, dividono con l’uomo oltre 250 malattie ereditarie e d’ora in poi igatti diventeranno uno dei piu’ validi aiuti nella ricerca contro l’Aids, ma anche contro numerose altre malattie, in primo luogo quelle neurologiche. Lo testimoniano le immagini dei primi gattitransgenici, resi fluorescenti dal gene di una medusa se osservati alla luce blu e nel cui Dna e’ stato introdotto il gene che rende i Macachi Rhesus resistenti al virus dell’Aids.
ESPERIMENTI IMPOSSIBILI – La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Methods, e’ stata condotta nell’americana Mayo Clinic di Rochester. E’ un risultato senza precedenti perche’ e’ per la prima volta viene prodotta questa modificazione genetica in un carnivoro. In questo modo diventa possibile eseguire nei gatti esperimenti finora impossibili su topi e scimmie e si apre la strada alla comprensione di numerose malattie. L’attesa e’ enorme nel mondo scientifico, considerando che oltre il 90% dei geni dei gatti ha un corrispondente nel Dna dell’uomo. ‘Una delle cose piu’ belle di questa ricerca e’ che portera’ benefici sia alla salute umana che a quella dei felini’, spiega il responsabile del progetto, Eric Poeschla.
ARMI NUOVE – Il virus dell’immunodeficienza felina (Fiv) causa nei gatti una Sindrome di immunodeficienza acquisita (Aids) allo stesso modo di come l’Hiv fa nell’uomo e le proteine che normalmente difendono gli uomini e i felini dagli attacchi virali risultano inefficaci contro questo tipo di virus. I ricercatori hanno pensato cosi’ di imitare le ‘armi’ che nel corso dell’evoluzione hanno portato alcune scimmie, come i Macachi Rhesus, ad essere immuni dal virus dell’Aids: hanno utilizzato dei virus come vettori per trasferire i geni che producono due fattori antivirali dei Macachi Rhesus (chiamati TrimCyp ed eGfp) all’interno degli ovociti di gatto. Gli ovuli sono stati poi fecondati e sono nati cosi’ tre gattini portatori della modificazione genetica, come dimostra ‘l’etichetta fluorescente’ che permette di riconoscere i nuovi geni in attivita’ in molti organi, fra i quali i piu’ bersagliati dal virus Hiv, come timo, linfonodi e milza.
CAPIRE - I piccoli sono in buona salute e una volta adulti, saranno in grado di trasmettere alla prole i geni anti-Aids. La tecnica, rilevano i ricercatori, non sara’ utilizzata direttamente per trattare uomini ogatti contro l’Aids, ma permettera’ di comprendere al meglio i meccanismi per sviluppare sistemi di difesa efficienti contro questa malattia. Si tratta di un passo in avanti notevole nella ricerca perche’ i gatti geneticamente modificati ottenuti finora, come la gattina Copycat ottenuta nel 2002, erano stati ottenuti a partire da cellule adulte fatte regredire e poi trasferite in una nuova cellula privata a sua volta del nucleo. Questo processo di trasferimento nucleare, piu’ noto come clonazione, ha dimostrato pero’ di non funzionare perche’ gli animali nati in questo modo avevano anomalie a livello cellulare e molecolare.(ANSA).


http://www.giornalettismo.com/archives/146771/i-gatti-transgenici-che-aiutano-a-curare-laids/2/

LE BAMBINE COSTRETTE A CAMBIARE SESSO



27 giugno 2011 - In India preferiscono i figli maschi. E i genitori ricchi sottopongono le femmine ad interventi di genitoplastica.
Sono numerose le bambine indiane costrette a cambiare sesso da genitori desiderosi di un figlio maschio. A rivelarlo è un rapporto dell’autorevole giornale Hindustan Times, che bolla come “scioccante” e “senza precedenti” la tendenza che si materializza negli ultimi tempi negli ospedali e cliniche di Indore, città dell’India centrale, nello stato del Madhya Pradesh, e di cui sono vittima bambini da 1 ai 5 anni. I chirurghi di Indore sono stati contattati per la “conversione” di centinaia di ragazze, successivamente imbottite di farmaci ormonali. “Il processo utilizzato per ‘ricavare’ un figlio maschio da una femmina è conosciuto come genitoplastica”. [...]

LA CAPITALE DELLA GENITOPLASTICA – Nella società indiana assume un valore importante la nascita di un figlio maschio ed erede. Le femmine sono spesso viste come un fardello costoso. Per questo i test per la determinazione del sesso durante la gravidanza sono illegali per impedire l’aborto di feti femminili. In alcuni stati il rapporto tra donne e uomini è sceso a 7 a 10. Secondo quanto riportato dal Mail Online, i genitori ricchi da Delhi e Mumbai si recano ad Indore, capitale degli interventi di genitoplastica. Il costo dell’intervento chirurgico per correggere le figlie è relativamente basso. Costa 2mila euro.
 LE PROTESTE - La notizia dell’abuso della pratica negli ultimi giorni ha fatto il giro del web ed è stata duramente condannata dagli utenti dei social network. Ha scritto ad esempio l’attivista femminista Taslima Nasreen: “Shocking! Non solo le persone uccidono i feti femminili, ora le ragazze vengono trasformate in maschi attraverso la genitoplastica”. “Dovrebbero andare in prigioni i medici che la praticano”, ha denunciato. La Commissione nazionale per la protezione dei diritti del bambino siè messa in moto chiedendo al governo del Madhya Pradesh di indagare medici ed ospedali citati nell’inchiesta dell’Hindustan Times.
LA DIFESA – L’intervento nell’occhio del ciclone consiste nella ‘costruzione’ di un pene con i tessuti dell’organo femminile e di una cura di ormoni maschili. I medici si difendono dalle accuse sostenendo di intervenire solo su bambini i cui organi esterni non corrispondevano a quelli interni. Ma non apportano prove a sostegno della validità delle loro affermazioni. “Quando il bambino cresce può essere confuso circa il sesso al quale appartiene”, ha detto Milind Joshi, un chirurgo pediatrico che segue la procedura in uno degli ospedali incriminati. “Questa chirurgia – ha aggiunto – ferma il disordine del bambino circa la determinazione del sesso e blocca i problemi psicologici”. I genitori dei bambini operati sottoscrivono: “Mio figlio non sarà confuso sul suo sesso in futuro e vivrà una vita normale, senza alcun ricordo dell’intervento chirurgico”.
 PROBLEMI PSICOLOGICI – Un altro chirurgo pediatrico, Brijesh Lahoti, sottolinea invece la facilità con la quale è possibile arrivare al cambio di sesso dei propri figli: “In India non c’è alcun problema nello svolgimento di questi interventi. Basta il consenso dei genitori e una dichiarazione giurata. Si tratta di interventi chirurgici di ricostruzione con i quali viene determinato il sesso del bambino in base ai suoi organi interni e non solo sulla base degli organi esterni”. Il tutto in assenza di norme che tutelino i diritti del bambino, di sensibilizzazione della gente sul tema e una politica efficace. Per molti è l’operazione chirurgica a causare problemi psicologici. “L’intervento chirurgico può avere effetti psicologici profondi alungo termine su un individuo, che potrebbe un giorno non accettare il sesso assegnatogli dai genitori”, dice Suchitra Inamdar, consigliere di Mumbai.

L’ ADULTERA VA PUNITA. E SEI DONNE LA TORTURANO E LA VIOLENTANO



12 aprile 2011 - Tremendo il caso di cronaca che arriva dalla Francia.
Sembra la storia di Bocca di Rosa, la canzone di de André, con qualche piccola modifica e soprattutto con un esito tragico: sei donne torturano e stuprano selvaggiamente una donna francese presunta colpevole di adulterio nei confronti del marito di una di loro. Davvero un caso inconsueto, specialmente se si pensa che proviene da un contesto di vita quotidiana come tanti, senza che ci si aspettasse una tale escalation.
VIOLENZE – Succede comunque in Francia, alle porte di Parigi.
Una donna di 31 anni e’ stata violentata nelle Yvelines, un dipartimento alle porte di Parigi, da altre sei donne che l’accusavano di avere una relazione con il marito di una di loro. La donna, riferiscono fonti vicine all’inchiesta, era stata invitata da alcune conoscenti a presentarsi in un appartamento della zona ‘per un motivo futile’: e’ stata legata a una sedia, schiaffeggiata, spogliata, bagnata
 con secchi d’acqua, rasata a zero, oltre ad essere minacciata con un taser, l’apparecchio di autodifesa che genera shock elettrici. ‘C’era una volonta’ di umiliarla per farle confessare il suo sbaglio, quella era la punizione’, ha detto la stessa fonte.
Siamo a Trappes, cittadina del dipartimento delle Yvelines, vicino Parigi. Ancora non moltissimo si sa del caso di cronaca, le indagini sono ancora in corso. Certo è che le sei donne finiranno sotto processo.
REGOLAMENTO DI CONTI – I media francesi sanno, come prevedibile, qualcosa in più della vicenda.
E’ stato un regolamento di conti sordido quello che si è svolto venerdì sera in un appartamento a Trappes. E, fatto raro, le persone implicate sono tutte donne. Quel giorno, sei giovani donne, fra i 21 e i 29 anni, hanno deciso di tenere un agguato alla loro vittima. L’accusavano di avere delle relazioni sessuali con il compagno di una di esse. Con un pretesto, la invitano a ragguingerle in un appartamento, situato in piazza Yves Farge a Trappes. Quando la porta dell’appartamento si chiude, è troppo tardi. Fra quei muri la donna, di 31 anni, subisce, per due ore, ogni sorta di umiliazione. Legata ad una sedia, la insultano. Passano al livello superiore poco dopo, la denudano parzialmente, le tirano dei secchi d’acqua addosso, la molestano mentre la insultano. La minacciano con un Taser. E, inoltre, vogliono far vedere a quella musulmana praticante il suo fato. Così, non contente di ciò che è accaduto finora, con l’aiuto di un rasoio le rasano la testa. A seguito di queste due ore di calvario, le donne riaccompagnano la vittima a casa dei suoi genitori.
Una storia davvero terribile in una normale periferia dell’hinterland parigino. E non è finita, perchè le colpevoli di tale violenza pretendono che la donna, secondo loro colpevole, faccia pubblica proclamazione di colpevolezza.
La punizione non è finita. Vogliono che la loro vittima riconosca i suoi errori, si scusi pubblicamente e ammetta la sua colpa davanti ai genitori. Finalmente, è suo padre che mette fine al calvario. Decide di denunciare le sei donne, che vengono interrogate e presentate sabato davanti alla questura di Versailles. Cinque di esse sono messe sotto inchiesta per violenza aggravata e sequestro armato e premeditazione di delitto.

Al parroco: “Curati tu”. Irruzione in piena messa



6 giugno 2011 - Irruzione nella chiesa a San siro. Al parroco: “Curati tu”.
Irruzione in piena messa: non male come idea. Con tanto di striscioni “Padre Alberto curati tu”. E’ quanto è accaduto, racconta il Giornale, a Milano:
L’ irruzione ieri verso mezzogiorno, alla chiesa di San Giuseppe Calasanzio di via don Gnocchi a San Siro, durante la messa officiata dal vescovo ausiliario Marco Ferrari, il parroco padre Alberto e don Vittorio De Paoli, per l’ultima giornata di esposizione dell’immagine della Madonna pellegrina di Fatima. Oggetto della contestazione la posizione di padre Alberto, che avrebbe definito l’ omosessualità una malattia, curabile con il sostegno di uno psicologo.  Gli autonomi hanno sfoggiato lo striscione «Padre Alberto, curati tu» e urlato «fuori i preti» e «chiudete le chiese». «Il vescovo ha smesso di celebrare la messa, un giovanissimo parrocchiano è svenuto per la paura – racconta ora don Vittorio – poi i fedeli hanno reagito, sono volati insulti e qualche spintone.
 I ragazzi, una ventina circa, sono usciti e qualche parrocchiano ha urlato che si sentivano forti perché Giuliano Pisapia aveva vinto le elezioni». Ricevendo come risposta «Pisapia ha liberato Milano, presto ne vedrete delle belle». Quindi la fuga. La Digos sta cercando di identificare i protagonisti della gazzarra, anche se i maggiori sospetti cadono sul vicino centro sociale «Cantiere». «Sono solo un povero prete, ma se potessi parlare con il sindaco gli racconterei cosa è successo, come è stato speso il suo nome, invitandolo a intervenire prima che queste irruzioni in luoghi di culto diventino consueti».
Significativo è che Repubblica riporti che il parroco tenga corsi di sostegno per le giovani coppie:
Arrivano poco dopo le 12.30 di domenica mattina. Sono in venti. Si fermano dietro l’ultima fila di fedeli. «Padre Alberto, curati tu!» urlano interrompendo le parole di monsignor Marco Ferrari, vescovo ausiliario di Milano, che celebrava la messa con la statua della Madonna pellegrina di Fatima, da domenica 29 maggio nella parrocchia dei padri Scolopi.  Anche padre Alberto Magrone appartiene all’ordine sacerdotale degli Scolopi, che ha nella sua vocazione proprio l’educazione. Nella parrocchia, padre Alberto tiene corsi di sostegno psicologico ed è responsabile di tre gruppi: Oratorio, Giovani e adolescenti, Culturale. Probabilmente le sue lezioni sul rapporto tra giovani e sessualità, e un recente incontro in cui si è parlato di omosessualità, non sono piaciute a qualcuno. «Chi è intervenuto nella chiesa non era del quartiere dice più di un testimone ma è chiaro che l’iniziativa dev’essere partita da qualche ragazzo che frequenta la parrocchia».
Il parroco non sembra comunque molto scandalizzato:
Presente in chiesa anche don Vittorio De Paoli, il parroco di via Piero della Francesca, responsabile della Madonna pellegrina di Fatima. «La gente ha avuto paura spiega don Vittorio ci sono stati spintoni durante un momento sacro, insulti contro la chiesa e i preti, una cosa molto brutta». Don Alberto preferisce smorzare le polemiche: «A una settimana dall’inizio delle attività estive con i bambini e i ragazzi del quartiere dice devo dedicare tutte le mie energie alla preparazione del periodo che mi attende. Faccio il mio dovere di sacerdote, m’impegno con tutte le mie forze a beneficio dei piccoli. Il mio nome è stato oggetto di protesta strumentale. È una scusa: si vuol colpire un’associazione e il suo operato. Chi lo ha fatto è del tutto indifferente a un confronto. Nulla di civile, purtroppo. Solo un agire vile».

"Basta con le scene di rapporti tra uomini all'università.



7 aprile 2011 - Libero racconta le lamentele di una madre di un’ alunna per le lezioni dell’ateneo di Verona. E il parroco: “Le coppie gay sono antisociali”.
Verona è cambiata. Così almeno la pensa Alessandro Gonzato di Libero, che racconta la metamorfosi presunta della città di Romeo e Giulietta, nella cui università si mostrano scene di sesso tra uomini mentre il Comune dà il patrocinio ai festival gay:
È lo stesso sindaco Flavio Tosi, uno che dai due maggiori circoli “rosa” della città, il “Pink” e l’“Arci – gay”, è stato accusato più volte di ordinanze “omofobe”, a patrocinare, il prossimo 5 maggio, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, uno spettacolo teatrale dal titolo “Divercity-Verona incontra la diversità”, un’opera che intreccia tormentati amori gay con la trama di Romeo e Giulietta.Ciò che fino a ieri sembrava una “bestemmia”, nella Verona leghista ed ultracattolica, ora è diventato realtà.
 A promuovere lo spettacolo, oltre al gruppo di salute e prevenzione Aids,sono l’ Arcigay ed il Milk, una nuova associazione che riunisce gay e lesbiche.
Non solo il teatro ma anche l’ università nella Verona leghista ed ultracattolica pare che si sia messa “al passo con i tempi”:
I suoi professori durante le lezioni di Filosofia Politica sembra parlino esplicitamente di omosessualità, di cambi di sesso, di transessuali, di gite a Casablanca e di eroine gay. Il tutto, pare, senza possibilità di contraddittorio. Qualcuno però sembra non apprezzare molto questo “new deal” nell’ insegnamento universitario. Sono gli stessi genitori degli studenti a ribellarsi. La madre di una studentessa, nella rubrica delle lettere del quotidiano “L’Arena”, si dice allibita per il tipo di lezioni a cui la figlia deve assistere. Lezioni in cui, denuncia la madre, «vengono proiettate scene di rapporti sessuali tra uomini». Ma per il preside di facoltà (Lettere e Filosofia), Guido Avezzù, tutto rientra nella normalità. Il preside invoca infatti il principio generale secondo cui «non esiste alcuna forma di censura sui contenuti dell’insegnamento universitario perché, come recita la Legge Gelmini, le università sono sede primaria di libera ricerca e di libera formazione nell’ambito dei rispettivi ordinamenti ».
Libero poi rimpiange i bei vecchi tempi dei leghisti arruffapopoli:
Sembrano passati secoli da quando in una seduta del consiglio comunale, a metà anni Novanta, l’allora consigliere del Carroccio Romano Bertozzo (nomen omen per un leghista della prima ora come lui) invocava la castrazione chimica per gli omosessuali. «Da castrare come dei capponi» aveva detto, per la precisione. In quella tumultuosa seduta consiliare che era seguita al riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali da parte del Parlamento europeo, gay e lesbiche vennero etichettati da alcuni esponenti del Centrodestra come “ammalati” e “contro natura”.
E il parroco dà prova di civiltà:
Ora, il sindaco Tosi, che ai tempi era consigliere comunale, commenta così : «A prescindere da quel documento e al di là della mia posizione personale, che fu di astensione, credo che un’amministrazione debba sempre essere da una certa parte, che è quella della democrazia. E come istituzione si ha il dovere di tutelare tutti e i diritti di tutti». Di parere contrario è invece il parroco di Bibione, in provincia di Venezia, don Andrea Vena, che chiede ai candidati sindaci di prendere posizione «pubblica ed esplicita» nei confronti dei gay e delle coppie di fatto, prima delle elezioni di maggio. «Le coppie dello stesso sesso – dice il parroco – sono antisociali».

"Il matrimonio gay?E' come sesso tra uomo e animali"



28 maggio 2011 - Una deputata francese denigra le unioni tra persone omosessuali, per poi ritirare le sue dichiarazioni dopo le dure critiche ricevute.
La parlamentare conservatrice francese Brigitte Barèges ha preso parola nel Parlamento francese per fare una grande rivelazione al mondo. Il matrimonio gay sarebbe equivalente al sesso tra gli animali e l’uomo. La simpatica parlamentare appartiene al partito di maggioranza relativa in Francia, l’ Ump di Sarkozy, membro del PPE a livello europeo. Un bel caffè con il suo collega di partito europeo Giovanardi sarebbe consigliato. Le dichiarazioni sono state poi ritirate via comunicato stampa. Era uno scherzo, anche se nessuno, chissà come mai, l’aveva capito.
I GAY SPOSATI? COME UN UOMO CHE FA SESSO CON GLI ANIMALI- La parlamentare francese è intervenuta nella commissione che discuteva di un progetto di legge socialista che prevedeva il diritto a sposarsi anche per i gay.
  In Francia esistono già i Pacs ma con questa nuova normativa si volevano concedere maggiori diritti, o semplicemente uguaglianza, alla comunità LGBT. Barèges allora è intervenuta chiedendo come mai nessuno proponeva anche il sesso tra uomini e animali, equivalente di un matrimonio gay. Il commento shock si è attirato, per fortuna, tantissime critiche, anche da esponenti dello stesso partito, l’Ump di Sarkozy. Jean-François Copé, il leader organizzativo della formazione conservatrice, ha definito inaccettabili simili dichiarazioni, che non rappresentavano in nessun modo la posizione del partito di maggioranza in Francia.  I socialisti invece hanno accusato l’Ump di continuare a giocare con l’omofobia.
 COMMENTO SCHERZOSO, MA DAI - Brigitte Barèges ha poi capito di averla fatta fuori dal vaso, ma non si è scusata. Prima ha dichiarato che “era uno scherzo, non ho niente di personale contro questa forma di relazioni sessuali tra adulti”, poi è uscita con un comunicato stampa nella quale ha ritirato le proprie dichiarazioni, fatte in un’aula parlamentare, rimarcando ancora una volta di non essere un’omofoba.  Il caos mediatico ha comunque fatto dimenticare che la proposta socialista di introdurre il matrimonio anche per le coppie omosessuali è stata bocciata dall’Ump.

Violentata a 14 anni e frustata per punizione,muore una settimana dopo.



31 marzo 2011 - La legge islamica non perdona.
Applicazione testuale e letterale della legge islamica, la Shari’a? Porta anche a questo. Una ragazza di 14 anni, unicamente colpevole di star andando al bagno, è stata violentata da un suo anziano cugino, presa a sberle dalla moglie di lui, condannata dal locale imam a 100 frustate; dopo averne prese 70 è collassata, è stata portata d’ urgenza al più vicino ospedale dove è morta dopo una settimana. La bruta sequenza degli eventi ci mostra come la vita della giovane sia cambiata nel giro di pochi minuti.
BANGLADESH – La storia è sui media internazionali, ed è davvero raccapricciante. Succede a Shariatpur, nel Bangladesh centrale, non lontano da Dacca: come abbiamo detto, la giovane stava raggiungendo un bagno pubblico. Adesso qualcuno esperto di costumi islamici potrebbe anche sostenere che se fosse andata al bagno a casa sua, nulla sarebbe successo.
 L’ assalitore di Hina – così si chiama la ragazza – come abbiamo detto, un suo cugino, padre di famiglia con un figlio dell’età della sua vittima, era stato anche ammonito dalle autorità del villaggio: non era la prima volta che insidiava la ragazza.
Hena era la più giovane di cinque bambini nati da Darbesh Khan, un lavoratore interinale, e sua moglie, Aklima Begum. Avevano una capanna fatta di metallo ondulato e legno marcio e facevano una vita semplice che è improvvisamente cambiata un anno fa con il ritorno del cugino di Hena, Mahbub Khan. L’uomo è tornato a Shariatpur dalla Malesia, dove lavorava. Suo figlio è dell’età di Hina, e andavano a scuola insieme. Khan notò Hena e iniziò a darle fastidio sulla strada di scuola e ritorno, ha detto il padre di Hena. Si era anche lamentato con gli anziani del villaggio del comportamento del nipote, grande tre volte Hina. Gli anziani ammonirono Mahbub e gli inflissero una multa di 1000 dollari. Ma Mahbub era il figlio del fratello maggiore di Darbesh, e il padre di Hina fu costretto a lasciar correre.
Tommaso Caldarelli 
Insomma, è come se l’uomo fosse stato un pregiudicato. Una sanzione del genere, sebbene poi mai pretesa, è tanto, e funge da severa ammonizione. Ma non è affatto bastata, anzi, forse ha peggiorato la situazione. D’altronde l’uomo era ancora a piede libero.
VIOLENZA PUBBLICA – Così ha potuto agire indisturbato.
Una 14enne del Bangladesh sarebbe stata assalita mentre si dirigeva ad un bagno esterno, presa, picchiata e violentata da un uomo più anziano di lei (suo cugino). Sono stati trovati dalla moglie del violentatore, che ha picchiato Hina. L’imam della moschea locale ha emesso una Fatwa dicendo che Hena era colpevole di adulterio e doveva venir punita, e una corte tribale del villaggio ha inflitto a Hina una sentenza di 100 frustate pubbliche.
Non che l’uomo sia rimasto senza punizione: per l’esattezza, infatti, il tribunale tribale ha inflitto ad entrambi la pena della frusta. La ragazza ha dovuto subire 100 scudisciate, l’uomo il doppio, 200. Ma la ragazza, solo 14enne – come ben si capisce – non aveva alcuna colpa. “Relazione illecita”, è stata la fattispecie criminale per la quale i due sono stati puniti: come se Hina avesse avuto un qualche ruolo, in quella relazione illecita.
SUICIDIO? – E come se, soprattutto, Mahbub avesse preso qualche frustata – realmente. E’ scappato dopo le prime scudisciate, e nessuno l’ha fermata. Non così Hina, la cui schiena ha dovuto sopportarne 70, prima che il suo corpo collassasse definitivamente. E ciò che desta scalpore è la causa della sua morte, scritta sull’autopsia, che è stata addirittura falsificata dalle autorità mediche: Hina, secondo l’ospedale, si sarebbe addirittura suicidata.
Hina è svenuta dopo 70 frustate. Sanguinante e martoriata, è stata portata all’ospedale, dove è morta una settimana dopo. Incredibilmente, una autopsia iniziale non parlava di ferite e definiva la sua morte un suicidio. La famiglia di Hina insiste ora nel chiedere che il corpo venga esumato. Vogliono che il mondo sappia cosa è veramente successo alla loro figlia.
E dire che il Bangladesh è considerato un paese musulmano “moderato”, dove la Shari’a, la legge coranica, non viene di solito applicata in maniera letterale. Ora, dicono le autorità governative, una inchiesta accerterà le responsabilità. Ma nessuno riporterà Hena in vita. “Non abbiamo potuto fare altro che guardarla morire”, dicono i genitori.

La clinica Svizzera della dolce morte



15 maggio 2011
La Dignitas aiuta i malati terminali nel suicidio assistito. 
C’e’ un viaggio della morte, per scelta consapevole e in legalita’, che porta gli italiani (19 nel 2010) in Svizzera.
LA CLINICA DEL SUICIDIO - Perloppiu’ arrivano a Forch (nel Cantone Zurigo), nella clinica Dignitas, fondata dall’ avvocato Ludwig A. Minelli nel 1998, per il suicidio assistito. Una pratica confermata oggi dal referendum svoltosi a Zurigo che ha mantenuto possibile tale estrema opzione anche per i non residenti, mentre l’eutanasia rimane illegale anche in Svizzera. ‘Dignitas – Vivere degnamente – Morire degnamente’ e’ una associazione senza scopi di lucro che, secondo statuto, persegue l’ obiettivo di ‘assicurare ai suoi membri una vita e una morte dignitose, valori a cui ogni essere umano ha diritto’. L’ associazione afferma di sostenere i propri membri anche in vita, intervenendo ‘ogni qualvolta avvertono che la loro dignità umana venga minacciata dalle autorità, dalla direzione di una casa di riposo, di un ospedale o da medici non liberamente scelti’.
 Per associarsi occorre versare una tassa d’ iscrizione una tantum di 200 franchi svizzeri (circa 160 euro) e una quota annua minima di 80 franchi. ‘Per non trovarsi alla mercé‚ di una medicina disumana esiste – afferma l’ associazione con sede in Svizzera – una soluzione praticabile: un testamento biologico, giuridicamente valido, in cui si dichiara di voler morire dignitosamente’. Nella dichiarazione occorre evitare qualsiasi ambiguità e darle valore vincolante.
AIUTO A MORIRE – Chi soffre di un male incurabile o di un handicap insopportabile, e per questo motivo decide di mettere fine ai suoi giorni, come membro di Dignitas puó domandare all’ associazione di aiutarlo a morire volontariamente. La struttura elvetica verifichera’ che la capacita’ di discernimento del richiedente sia intatta e non influenzata da terzi interessati al decesso dell’ affiliato. Per preparare l’ aspirante suicida e i suoi parenti e’ previsto poi un training che si prefigge ‘alleviare a tutti il travaglio del distacco’. Per portare a termine il suicidio assistito la clinica si procura, dietro ricetta medica, un barbiturico solubile che non causa dolori e agisce velocemente consentendo di passare – senza sofferenza – dal sonno alla morte, a Zurigo e nel momento prescelto e davanti a due testimoni. Alla veglia possono assistere i parenti indicati dall’ affiliato. (ANSA, di Alessandra Moneti)

Eutanasia:le persecuzioni continuano...



Ci risiamo. In Spagna, i famigliari di una donna di 91 anni in coma dopo un ictus cerebrale hanno chiesto ai medici di togliere il sondino di alimentazione, come prevede la legge regionale andalusa sulla “morte dignitosa” che regola l’accanimento terapeutico. 
“Per l’associazione Diritto di Vivere (Dav), il governo andaluso ha commesso un reato: i pro-life hanno denunciato l’assessore alla Sanità dell’Andalusia, Maria Jesus Montero, e l’ospedale Blanca Paloma, per presunta omissione del dovere di soccorso e per induzione al suicidio”, riferisce Avvenire“Il vescovo di Huelva, monsignor José Vilaplana, ha condannato l’eutanasia, ribadendo che «l’unico dovere della società verso la malata è aiutarla a vivere. La vita non si usa e si getta. La dignità della vita umana non può essere legata allo stato di coscienza o incoscienza del paziente».”
Malgrado quanto sta scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1), per le gerarchie che oggi la guidano, la vita meramente biologica senza possibilità di recupero e arrivata ormai anche temporalmente al suo estremo lembo (91 anni!) non differisce in alcun modo dalla vita, diciamo, “integra”. 
Qualsiasi persona che vive nella realtà a tutto tondo, quella fatta di carne  e sangue, amore e respiro, dubbio e dolore, legami e finitezza, sa che non è così. Per chiunque veda un suo caro rimanere sospeso nell’esistere (ma non più nell’esistenza) grazie a un sondino lanciato in extremis dalla scienza che però non lo riporterà mai più sulle sponde della vita, il desiderio più profondo - quasi sempre -  è proprio quello di rimuovere quest’ultimo estremo e artificiale ormeggio, per assecondare ciò che la natura stava compiendo, se non fosse stata interrotta dalla scienza medica.  E se è credente, ancora più volentieri vorrà che non si attardi oltre sulla soglia della Vita piena.
 Anche i medici lo sanno, perché operano proprio in questo territorio incerto, dove alla fine della scienza - perché la scienza a un certo punto non può che fermarsi - non rimangono che i lumi della saggezza, dell’amore, della libertà e della responsabilità. 
 Invece i dottori della legge seguono altri schemi, astratti, filosofico-dottrinali, obbedienti alle imposizioni del sillogismo più che ai suggerimenti dello spirito e della pietas. La loro scienza non si ferma mai. 
Quando penso a queste cose mi viene sempre in mente uno dei paradossi di Zenone, quello di Achille e la tartaruga: Achille  (detto "pie' veloce") viene  sfidato da una tartaruga nella corsa. Ma, cedendo alla sue condizioni, le accorda un piede di vantaggio. E proprio per questo non riuscirà mai a batterla. Infatti Achille dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata alla partenza dalla tartaruga che, nel frattempo, sarà avanzata, raggiungendo una nuova posizione: il che la farà essere ancora in vantaggio; quando poi Achille raggiungerà quella posizione, nuovamente la tartaruga sarà avanzata, precedendolo ancora. Questo stesso discorso si può ripetere per tutte le posizioni successivamente occupate dalla tartaruga e così la distanza tra Achille e la lenta tartaruga, pur riducendosi verso l'infinitamente piccolo, non arriverà mai ad essere pari a zero.
E’ solo un paradosso, di quelli che crea la mente quando segue i binari di una logica disincarnata (con cui è stata costruita in gran parte la Dottrina cattolica) e non quelli della sapienza.
Perché la sapienza sa che c’è un tempo per ogni cosa, il tempo del ragionamento astratto e stringente come una matematica del pensiero e il tempo del buon senso e della misericordia. Il tempo di stringere e il tempo di lasciare. Il tempo della vita e il tempo della morte.
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1) «L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno  legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente» (PARTE III, SEZIONE II, CAPITOLO II, ARTICOLO 5, 2278)
Fonte

La Lobby di Dio di Ferruccio Pinotti-video-




Corrado Augias:I segreti del Vaticano-Video-



Crocifisso,Turco:non c'è più religione



Chi dovrebbe difendere il simbolo religioso urla vittoria se lo derubricano a simbolo culturale pur di avere ancora per un po' di potere mondano.
Dichiarazione di Maurizio Turco, deputato radicale: Esultare perché il Crocifisso è stato derubricato da simbolo religioso a simbolo culturale pur di mantenere una posizione di potere è quanto di più simoniaco, antireligioso e blasfemo si possa immaginare.  Tant'è che anziché protestare le gerarchie vaticane esultano pur di continuare a rodere denari pubblici come topi affamati che si buttano su tutto ciò che odora di potere mondano  E' semplicemente squallido il commercio che si fa della fede. Parlano della loro amata Italia, in cui a chi troppo e a chi troppo poco qualcosa comunque è stato chiesto, tranne che a loro e se si prova a toccargli i privilegi fiscali ed economici ti troncano la mano.  L' azione giudiziaria e la generosa iniziativa del giudice Tosti sul crocifisso sono fondate ma non ci ha appassionato perché crediamo che sia necessario convogliare tempo ed energie per fermare l' ingordigia e completare l' opera di spoliazione dei padri fondatori.

Convinti che in questo paese non ci sarà libertà religiosa, cioè non ci sarà uno Stato laico, liberale e democratico se non taglieremo i tentacoli alla piovra vaticana affamata a più non posso dei denari pubblici, che sono i denari dei più indifesi e dei più poveri.
© 2011 Partito Radicale.

"Prove della non esistenza di Dio"-Video-




Soldi agli oratori,indagini sulla curia di Savona



Mercoledì 20 Aprile 2011 
Savona, la procura smentisce che sia indagato anche il vescovo Lupi per omesso controllo. I soldi regionali finiti altrove. Bufera sulla curia. Parroci accusati di truffa e falso.
Savona - Nuova bufera giudiziaria sulla Curia savonese. Una decina tra preti e responsabili di circoli cattolici ha ricevuto un avviso di garanzia per aver utilizzato fondi regionali destinati al recupero degli oratori per realizzare altre opere: dovranno rispondere di truffa e di falso. Al momento .- come precisa la procura della Repubblica - il vescovo Vittorio Lupi, non è indagato. Si sta accertando se, come previsto dal bando regionale, Lupi in persona abbia firmato alcune delle richieste di finanziamento presentate dalle parrocchie e finite nel mirino dei magistrati:
 in quel caso l’accusa nei suoi confronti sarebbe di omesso controllo, un obbligo previsto dagli accordi stipulati tra Stato e Chiesa nei Patti Lateranensi.
L’inchiesta intende fare luce sui contributi pubblici distribuiti dalla Regione tra il 2007 e il 2009, destinati agli oratori e ad altre attività connesse a favore di disabili (legge regionale numero 6 del 9 aprile del 2009) su ”valorizzazione e funzione degli oratori”. Alcuni sacerdoti avrebbe invece realizzato interventi interni ed esterni alla rispettive sedi parrocchiali, dai parcheggi sino alla ristrutturazione di immobili.
A dare via all’inchiesta è stato l’esposto del parroco di Lavagnola, don Giovanni Lupino, stanco di vedersi respingere la propria domanda. Il sacerdote ha scritto alla procura di Savona: «Leggere sui resoconti regionali, presenti sul sito della Regione Liguria, che i soldi sono andati a parrocchie che non hanno un oratorio ricreativo, indigna e offende ogni cristiano onesto, poiché significa che non si sono usati criteri di correttezza e trasparenza. L’uso scorretto del denaro pubblico è un reato da perseguire». La richiesta non è caduta nel vuoto. Nei mesi scorsi gli agenti di polizia giudiziaria sono andati a bussare alla porta delle parrocchie che avevano ottenuto i soldi. Hanno sentito i parroci, hanno scatto foto per documentare le opere realmente realizzate. Poi hanno bussato alla porta della Curia.

Comunione e liberazione sbarca in Svizzera



7 aprile 2011 - Il movimento ecclesiale legato a Roberto Formigoni potrebbe arrivare al governo in Canton Ticino.
Comunione e Liberazione potrebbe entrare nel governo di una regione all’estero. Il movimento ecclesiale che ha colonizzato la Regione Lombardia tramite la rete del presidente eterno Roberto Formigoni punta ora a conquistare un posto al potere  nella vicina Svizzera italiana. Il Canton Ticino eleggerà tra pochi giorni il suo nuovo governo, e tra i 5 Consiglieri di Stato – i nostri assessori, anche se con un peso politico maggiore visto che la carica di presidente è esercitata a turno da ognuno di loro – potrebbe entrare un ciellino, il banchiere Sergio Morisoli. Ex direttore del Dipartimento delle Finanze cantonali, vicino ai fratelli italiani, e sostenuto apertamente dalla piazza finanziaria di Lugano. Un’elezione che ha scatenato una guerra culturale
 nel solitamente placido Canton Ticino.
GOVERNARE INSIEME– In Svizzera vige una formula di governo concordataria, sia a livello federale che cantonale. I Cantoni sono l’entità amministrativa che corrisponde grossomodo alle nostre regioni, anche se hanno molto più potere, sia sul piano legislativo che finanziario. I governi cantonali si chiamano Consigli di Stato e al loro interno si trovano esponenti dei maggiori partiti. Destra e sinistra siedono allo stesso tavolo, sia per prassi istituzionale che per convenienza politica. La democrazia diretta è così estesa – i cittadini possono votare praticamente su tutto, comprese le leggi di bilancio – che un’opposizione consistente come c’è in tutte le grandi democrazie potrebbe completamente paralizzare l’attività dell’esecutivo. In Svizzera il quadro politico si suddivide in tre grandi aree in questo momento. La destra, rappresentata dalla forza populista Svp/Udc, il centro moderato e borghese, nella versione confessionale dei popolari democratici oppure quella laica dei liberali, e la sinistra, formata da socialisti e verdi. In Canton Ticino lo scacchiere è un po’ diverso perché anche al di là della dogana di Chiasso esiste la Lega dei Ticinesi, che occupa il posto che a livello federale spetta all’Udc/Svp. La sinistra è meno rilevante, soprattutto perché i Verdi ticinesi hanno avuto consensi finora più vicini a quelli degli omologhi italiani rispetto ai brillanti successi degli omologhi svizzeri tedeschi o romandi.
La presenza di Comunione e Liberazione però mette a soqquadro questo equilibrio creatosi negli anni, e il possibile ingresso in governo di un esponente del movimento di Don Giussani e Formigoni ha scompaginato in particolare modo il PLR. Il candidato al governo di CL, Sergio Morisoli, non corre infatti per il centro cattolico ma per quello laico e liberale, tradizionale punto di riferimento della politica ticinese. Il PLR è il partito erede delle forze che hanno creato l’attuale Confederazione Elvetica e hanno imposto la laicità tramite una brevissima guerra civile durante i moti del ’48, un’esperienza storica che certo stride col dogmatismo religioso spesso associato ai ciellini. Morisoli è però appoggiato da una corrente ben precisa del PLR, quella liberale, punto di riferimento della borghesia finanziaria di Lugano. Le banche svizzere hanno dunque scelto di appoggiare un esponente di CL, un’ulteriore prova della simbiosi del movimento religioso con il mondo degli affari dell’Insubria. Se con l’avvento di Formigoni alla presidenza della regione la Lombardia è diventata il fulcro del potere di Comunione e Liberazione, la vicina Svizzera italiana è da tempo nei pensieri e nelle azioni dei fedeli di Don Giussani.
SVIZZERA ITALIANA, AVANZATA CIELLINA– La conquista di un posto nel governo cantonale sarebbe il punto più alto di una lunga avanzata di CL all’interno del Canton Ticino, nella quale il movimento ecclesiale ha occupato avamposti strategici, anche con l’aiuto del Vescovo di Lugano Eugenio Corecco,  morto quindici anni fa ma grande sponsor dei ciellini durante il suo episcopato. In Ticino molte persone del movimento si trovano nei punti chiave del potere: Albino Zgraggen è il segretario dell’Università della Svizzera italiana, il parlamentare cantonale Giorgio Salvadè (Lega), il Procuratore pubblico Antonio Perugini, noto per la sua battaglia contri i negozi che vendevano la marijuana, i cosiddetti canapai, Mimi Bonetti Lepori (PPD), Francesca Lepori Colombo (PPD), l’ex vicedirettore del Liceo di Bellinzona Luigi Colombo, il direttore dell’attualità regionale della RSI, la televisione pubblica svizzera, Massimiliano Herber (con suocero nella Corsi). Come ricorda Ferrucio Pinotti,  lo scrittore del libro  “La Lobby di Dio”
La Svizzera e il Ticino in particolare,d’altra parte, sono sempre stati un avamposto chiave per Cl. Quella in Svizzera è una presenza precoce rispetto al resto del vecchio continente: già nel ’76 e poi nel ’80 vengono create a Lugano le prime case di Memores Domini. Sono poi i ragazzi di Lugano a portare il movimento nel resto della Svizzera. Si trattava di giovani “monaci laici” che parlavano sia tedesco che francese, quindi per loro spostarsi non era un problema, anzi, era un obbligo, visto che a Lugano all’epoca non esistevano università. Quella che nascerà in seguito, negli anni Novanta, vedrà da subito una forte presenza di Cl, come documentato già nel 2001 da una inchiesta di Mario Portanova, evidenziava il sostegno dato a Cl da monsignor Eugenio Corecco, vescovo di Lugano, morto alcuni anni fa. Nei primi anni Novanta monsignor Corecco affidò fra l’altro una consulenza editoriale per Il Giornale del Popolo, l’organo della Curia, a Robi Ronza, storica eminenza grigia di Cl, protagonista di un libro scritto dallo stesso don Giussani e portavoce del Meeting di Rimini, la kermesse estiva del movimento. Il seme, a poco a poco, è germogliato.
La presenza di Comunione e Liberazione nel Canton Ticino si è concentrata in due roccaforti della cultura cantonale. L’Università della Svizzera Italiana, che è libera, quindi non statale anche se il Consigliere di Stato del dipartimento dell’Educazione siede di diritto nel suo consiglio d’amministrazione, e la Televisione della Svizzera Italiana. La più piccola dei tre canali della tv pubblica elvetica, la RSI ha tra i suoi giornalisti più influenti persone molto legate al movimento di Don Giussani. Uno spazio importante  ricavato da CL all’interno dello schema conservatrice che regge il potere cantonale. Banche e finanza luganese che fanno riferimento al PLR, mondo cattolico che invece è legato al PPD, con la presenza di appoggio della Lega. Il centrodestra ticinese, e a differenza che in Italia i ciellini stanno in tutti e tre i partiti.
Oggi i ciellini ticinesi sono sempre più potenti, abitano le stanze dei bottoni e occupano posti di potere. A Lugano, in particolare, hanno due roccaforti: l’università e la Rsi, la radiotelevisione della Svizzera italiana, dove fra l’altro lavora il responsabile ticinese del movimento, il giornalista Claudio Mésoniat (ndr. oggi dirige il Giornale del Popolo)”, scriveva Portanova. Mentre un altro “inchietista” come Gianni Barbacetto ha documentato il ruolo del Ticino quale cassaforte dei fondi segreti di Cl e dei suoi Memores Domini. Si muoveva tra la Lombardia e il Ticino anche un potentissimo avvocato Ciellino, Paolo Sciumé, già membro del consiglio di amministrazione della Banca Mediolanum e del cda del Teatro alla Scala su nomina di Roberto Formigoni e per 13 anni amministratore della Parmalat di Calisto Tanzi. Un’inchiesta della procura di Milano che lo ha riguardato ha coinvolto anche Nicola Bravetti fondatore, direttore e azionista della Arner Bank (sede a Lugano e filiali in Italia e nel paradiso fiscale delle Bahamas), l’istituto di credito che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, utilizza da quasi vent’anni per gestioni di patrimoni e operazioni finanziarie.
La presenza di Comunione e Liberazione all’interno dell’Università della Svizzera Italiana non è passata inosservata, tanto che recentemente sui media cantonali è arrivata una denuncia di una ragazza, che rimarcava la discriminazione subita all’interno dell’ateneo da chi non apparteneva alla compagnia ciellina.
“Hanno fatto di tutto per farmi entrare nel loro movimento. E quando hanno capito che non ero disposta a ‘collaborare’, sono stata messa da parte”. Le parole sono quelle di un’ex studentessa di scienze della comunicazione all’USI di Lugano. Il riferimento, invece, è al movimento di Comunione e Liberazione che proprio nell’ateneo ticinese trova diversi esponenti. “Questo mi sta benissimo – dice la ragazza –, ognuno deve essere libero di decidere di fare parte di un gruppo o meno. Il fatto è che ho avuto più volte la sensazione che esistessero studenti di serie A e studenti di serie B. E non sono di certo l’unica a pensarla così. Per colpa di questa storia ho perso delle amicizie. Non riuscivo più a tenermi dentro questa cosa”
Denuncia smentita dai vertici dell’Usi, tramite le parole del segretario generale dell’Università, anch’egli molto legato a Comunione e Liberazione. Albino Zgraggen, segretario generale dell’USI, non ha dubbi: “All’USI questo problema non esiste. Nessun studente o collaboratore o docente è avvantaggiato a motivo di sue scelte personali o di sue adesioni a forme associative di carattere politico, culturale o religioso. E per quanto riguarda il resto, non compete certo all’istituzione intromettersi in diatribe tra studenti”.
SCONTRO ELETTORALE – La storia della Svizzera moderna ha come episodio centrale la guerra del Sonderbund. I Cantoni protestanti e avanzanti nell’industrializzazione volevano creare uno Stato più forte, opposto dai Cantoni rurali e cattolici. I secondi si organizzarono in una Lega separatista, Sonderbund, che fu sconfitta in una guerra civile durata tre settimane e con circa un centinaio di vittime. Su quelle premesse, uno Stato laico che vietava ai gesuiti di stare sul territorio della Confederazione Elvetica – divieto cancellato qualche decennio fa – è nata la Svizzera contemporanea. Il possibile arrivo di un militante di Comunione e Liberazione al vertice del potere cantonale non ha scatenato certo una guerra, ma lo scontro elettorale ha raggiunto un’intensità mai vista nella placida politica elvetica. L’elemento più curioso è che i liberali della corrente radicale, l’anima più progressista del PLR, sono stati i più convinti oppositori dell’esponente ciellino Morisoli. La lista del PLR ha cinque persone che corrono per diventare consiglieri di Stato – possibile ingresso di due dei cinque candidati – e l’esponente della corrente radicale Matteo Quadranti si è così espresso contro il suo compagno di lista e di partito ciellino
Sono radicale. Faccio parte di quella corrente interna al movimento liberale che risale al 18° secolo. Una lunga tradizione di riforme e conquiste in ottica egualitaria, sociale e repubblicana. I radicali hanno sostenuto con successo l’introduzione del suffragio universale (diritto di voto per tutti, donne comprese) contro l’aristocrazia (oggi, oligarchie economiche) per gli individui di tutte le classi sociali, la libertà di stampa per la trasparenza e contro gli indottrinamenti, la scuola pubblica per le pari opportunità di partenza e contro i dogmi, e la rigida separazione tra Stato e Chiesa. I radicali sono sempre stati portatori di rinnovamento e ricambio economico sociale. Se le parole hanno un senso, quelle usate da Morisoli sono, alla lettera, quelle utilizzate dalla dottrina di Comunione e Liberazione. Mi chiedo se l’accenno di Morisoli alla politica estera, in particolare verso la vicina Lombardia, non celi l’intento d’importare da noi il braccio economico di CL, ovvero la tristemente famosa “Compagnia delle opere” che vede tra i suoi esponenti di spicco Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia.
Il compagno di partito di Morisoli, ma della corrente opposta, evidenzia l’incompatibilità tra i valori di CL e quelli del Partito Liberale Radicale, sopratutto sferrando un pesantissimo attacco contro la Compagnia delle Opere, la potente associazione di imprese legate al movimento ecclesiale.
Vale la pena ricordare che a questa “Compagnia”, ormai presente in 18 Paesi (CL lo è in 70 Paesi), si stima facciano capo 34’000 aziende e 10’000 associazione “no profit”, con un giro d’affari stimato in ca. 70 miliardi di euro. Una trinità tra Fede, Politica e Affari nella quale non brillano di certo la trasparenza (quella che invece si chiede allo Stato) e le parità visto che si fonda su “amicizie operative” (?), tra cui alcune Banca che concederebbero più facilmente crediti agli aderenti a CL. Una trinità che si è già insinuata anche nelle scuole (anche universitarie), nella sanità, nella ristorazione. L’obiettivo: la produzione non statale di servizi pubblici. Vogliamo che, come in Lombardia, nelle nostre università si insinuino professori aderenti a CL? Vogliamo un Ticino in cui l’editoria scolastica, le borse di studio e iniziative legate al diritto allo studio passino attraverso il quasi monopolio della “Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro” legata a CL? Vogliamo che le mense scolastiche vadano in gestione alla “Cooperativa La Cascina”, leader italiano della ristorazione legato a CL? Vogliamo che, come accaduto al Conservatorio di Milano e alla Regione Lombardia, anche da noi si apra il varco all’emarginazione di chi non appartiene al pensiero ciellino? Vogliamo, in forza del principio di sussidiarietà, smantellare il Servizio di assistenza e cura a domicilio per i nostri anziani al fine di affidarlo a qualche altra “Cooperativa”? Vogliamo privatizzare la sanità per dare garanzie di cura solo agli uomini e donne di “buona volontà”? A tutto questo dico NO! Ditelo anche voi o torneremo indietro di 2 secoli.
GRANDE ALLEANZA CIELLINA – I sondaggi rilevano una corsa non facile per Sergio Morisoli, ma per lui sta lavorando una potente rete trasversale ai partiti. I cattolici del PPD, tra i quali sono presenti alcuni ciellini, lo stanno appoggiando sottotraccia, mentre è più esplicito il sostegno che proviene dalla Lega. Mentre in Lombardia i padani se la danno di santa ragione con i formigoniani in Ticino i leghisti sono molto più solidali con CL, anche perché ci sono reciproci interessi. La Lega dei Ticinesi ha un esponente al governo cantonale, e punta ad uno storico raddoppio. Gli scontri interni al PLR, unica formazione che esprime due Consiglieri di Stato, aiutano la rincorsa leghista. Inoltre, il governo ticinese è stato finora abbastanza centrista, ma una possibile accoppiata Lega- CL sposterebbe molto a destra l’asse politico del Cantone.Un’operazione molto gradita sia ai leghisti che alle banche luganesi, che ancora non si sono dimenticata la grande sconfitta subita nel 2007. Allora l’esponente di punta dei liberali di destra e della Lugano finanziaria, Marina Masoni, che presiedeva il Dipartimento delle Finanze, era stata sconfitta grazie al sostegno del mondo progressista alla sua avversaria liberale, Laura Sadis. Marina Masoni, appartenente ad una delle famiglie più ricche del Cantone, ha così organizzato la sua vendetta, puntando sul suo collaboratore più fedele, Sergio Morisoli, che aveva il pregio di avere alle spalle il potente movimento ecclesiale. Un’operazione benedetta dai maggiori poteri forti dell’Insubria, perché mai come quest’anno le elezioni cantonali ticinesi saranno seguite anche al Pirellone della Regione Lombardia. Morisoli in governo significa ritrovare un grande amico al governo del Canton Ticino. E le possibilità di collaborare sono infinite, in un’area sempre più connessa strategicamente – la ferrovia Lugano-Malpensa, le decine di migliaia di italiani che vanno ogni mattina a lavorare in Svizzera – e molto, molto ricca.

Vescovi VS Mc Donald : 1-0



Nelle Filippine la catena McDonald ha cancellato una pubblicità dalla televisione dopo aver incontrato uno sbarramento di critiche da parte dei leaders della Chiesa. Nel programma, una bambina di circa cinque anni chiede a un bambino della stessa età se può essere la sua girlfriend. Il bimbo la rifiuta bruscamente, lamentando il fatto che le fidanzate sono troppo esigenti.
Ma dopo che la ragazza spiega che tutto quello che vuole sono delle patatine fritte, la faccia del bambino si illumina; lo spot termina con un’immagine dei due che camminano fianco a fianco, quasi tenendosi per mano. I vertici della Chiesa si sono lamentati, dicendo che mandava un messaggio sbagliato ai bambini.
Il vescovo Deogracias Yniguez, un membro anziano della Conferenza dei vescovi cattolici, ha detto che le preoccupazioni erano concentrate sul fatto di avere dei bambini che fanno uno spot dal contenuto rivolto agli adulti. “Siamo molto sensibili, e attenti alla cultura e ai valori del nostro paese”.
 Dopo un incontro con i vescovi, Mc Donald ha emesso un comunicato, dicendo: “Riconosciamo e rispettiamo la posizione della Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine, e abbiamo smesso di trasmettere lo spot di cui si è parlato su tutti i canali televisivi”.
E il comunicato continua: “Nel corso degli anni abbiamo cercato di produrre pubblicità che metta in luce i valori positivi della famiglia, e della carità, che rispecchiamo quello che il nostro marchio sostiene. Mc Donald mantiene il suo impegno nel promuovere valori positivi e continuerà a dirigere il timone in direzione di un miglioramento del nostro lavoro, sia che si tratti del nostro cibo, dei nostri servizi e anche di come comunichiamo verso il pubblico”.
Marco Tosatti.
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=1304&ID_sezione=396&sezione= 

«Le stigmate e il denaro» I veri miracoli di Padre Pio







Giovedì 16 Giugno 2011 12:05
Quando abbiamo cominciato a girare le interviste per il documentario su Padre Pio, ci siamo resi conto da subito che non sarebbe stato facile: volevamo avere il contributo di biografi ufficiali, di scrittori pro Padre Pio ma volevamo avere anche il contributo di chi ha sollevato dubbi ed espresso critiche sulla sua figura. Tanti di loro erano già stati querelati e non c’è stato verso di convincerli a rilasciare un’intervista.
Ci hanno comunque autorizzato ad utilizzare il loro materiale e nel film il risultato è che due attori in forma anonima raccontano parte delle loro ricerche. Le riprese sono cominciate a San Giovanni Rotondo, [...]
 dove abbiamo trovato uno strano clima di paura, accompagnato da atteggiamenti di chiusura che si contrapponevano fortemente alla facciata di tranquillità e serenità che la direzione dell’ ospedale «Casa Sollievo della Sofferenza» e l’ entourage dei frati cappuccini cercavano a tutti i costi di mostrare. Sono stati giorni in cui ci incontravamo di notte (e di nascosto) con persone spaventate, abitanti del posto che hanno avuto paura di metterci la faccia, «perché qui mi conoscono, mi verrebbero a cercare se parlassi».
Ogni volta, provare a rompere il muro del silenzio per cercare di fare bene il nostro lavoro si è rivelato davvero difficile.
Emblematico il caso di Francesco Crupi, direttore generale dell’ ospedale di San Giovanni Rotondo, il quale, terminata l’intervista, si è rifiutato di rilasciarci la liberatoria per utilizzarla: la motivazione è stata che doveva visionare il film montato prima di decidere se autorizzarci o meno. I sottintesi erano abbastanza chiari. Padre Pio è senza dubbio il santo più amato dei nostri giorni. Di conseguenza, il giro d’ affari legato alla sua figura è strabiliante e supera i cinque miliardi di euro all’anno.
Il Vaticano non l’ha sempre considerato un sant’uomo: aveva forti dubbi sulle sue stigmate, sulle sue visioni e sui miracoli che gli venivano attribuiti ogni giorno. Di recente, inoltre, la costruzione della nuova chiesa a San Giovanni Rotondo dedicata al santo ha suscitato forti polemiche tra i fedeli e nelle gerarchie ecclesiastiche. Analizzando testimonianze, consultando medici, psichiatri ed esperti di cose ecclesiastiche questo film-inchiesta ricostruisce una storia fatta di sotterfugi e di inganni, di uomini d’affari e di organizzazioni segrete, di omertà e di denaro.
Tra le voci che aiutano a comprendere meglio il giro d’affari e gli interessi che ruotano intorno alla figura del santo si annoverano Piergiorgio Odifreddi, docente di logica matematica all’Università di Torino, autore del libro Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici); Enrico Malatesta, biografo ufficiale di Padre Pio; Avv. Francesco Traversi, presidente dell’Associazione Pro Padre Pio, figlio spirituale di Padre Pio; Marco D’eramo, giornalista a Il Manifesto; Orazio La Rocca, giornalista e vaticanista de La Repubblica; il nostro Giovanni Maria Bellu; Gianluigi Nuzzi, giornalista di Libero e autore di Vaticano Spa; Avv. Luigi De Nisi, segretario Sel San Marco in Lamis. Nonostante le mille difficoltà, crediamo di aver fatto un film molto equilibrato, che non esprime giudizi di sorta e ha il pregio di raccontare i fatti da tutti i punti di vista. Tutte le persone intervistate hanno, comunque, qualcosa che condividono: l’avversione per il volto estremamente mediatico, affaristico e poco spirituale che San Giovanni Rotondo ha ormai assunto. Colpa della gestione dei frati? Non solo. Un’altra mano, apparentemente invisibile, sembra agire dietro di loro...
di Giorgia Pietropaoli, regista in “l'Unità” del 16 giugno 2011.