martedì 13 settembre 2011

Hai perso la verginità,ti ammazzo...



13 settembre 2011
Un padre egiziano tenta di uccidere la figlia con un sacchetto di plastica
Accade a Milano. Un padre egiziano ha cercato di uccidere la figlia diciassettenne con un sacchetto di plastica. La storia la racconta La Stampa:
«Se non sei più vergine ti devo ammazzare, che disonore… Stai ferma altrimenti ti rompo i polsi prima di farti quello che ti devo fare. Devi pagare per quello che hai fatto. Le botte non servono a niente, devi pagarla definitivamente». Ieri l’uomo è stato arrestato per tentato omicidio aggravato dagli uomini della Squadra Mobile di Milano, su richiesta della procura e ordine del gip, dopo la denuncia della vittima scampata al sudario bianco che l’attendeva. Il film che Eleonora ci fa vedere con il suo racconto a verbale è lento e crudele, quasi una moviola dell’orrore.
Tutto comincia quando Omar, 61 anni rientra casa dopo un periodo di lontananza dalla famiglia e trova in casa il fidanzato 23 enne della figlia:

L’uomo fa uscire di casa lui e comincia l’interrogatorio di lei: «Mi ha chiesto che rapporto ci legasse, e poi incalzando se fossi ancora vergine…”; Eleonora confessa, chiede scusa, cerca di arginare la rabbia del genitore, ma non si sente in pericolo fino alla mattina successiva, il 4 settembre scorso. «Alle 7.30 mia madre è uscita e dopo circa mezz’ora ho sentito mio padre che usciva dalla sua camera, si dirigeva verso la mia, ha aperto la porta; aveva un sacchetto di plastica di colore bianco e marrone in mano; io ero sdraiata sul letto. Senza dire una parola mi ha messo il sacchetto in testa stringendolo all’altezza del collo impedendo il passaggio dell’aria. Io mi sono subito divincolata, dapprima sul letto e poi per terra, cercando di rompere il sacchetto mordendolo o tirandolo con le dita. Mentre mi faceva questo – ricorda Eleonora – mio padre mi ha detto “non dovevi farmi questo… sei un disonore… perché mi hai fatto questo?”; infine sono riuscita a lacerare il sacchetto all’altezza di naso e bocca riprendendo a respirare… A quel punto ha stretto maggiormente la presa sul collo tentando di soffocarmi…».
A quel punto la situazione si fa drammatica:
Eleonora scappa, ma viene riacciuffata dall’uomo che comincia a farneticare che «i musulmani hanno delle regole che devono rispettare, che ci sono 40 milioni di musulmani e potevo sceglierne uno invece del mio ragazzo, che adesso nessuno mi vorrà più, che era un disonore. Lo diceva piangendo. Io gli ho detto di picchiarmi ma non di uccidermi, e lui ha detto “no le botte non servono a niente, non bastano devi pagare”; io gli ho ricordato le parole del Corano, che ero io a dovermi assumere le mie colpe, che Dio perdona, che lui non aveva colpe. Diceva tutto ciò con un tono calmo e disperato, non assolutamente rassicurante».
L’uomo le sibila che non gli importa di finire in galera, e che lei doveva pagare:
«Non importa del perdono di Dio, non importa della galera e di tutte le conseguenze. Guardami, ho gli occhi gonfi perché ho pensato tutta la notte a cosa sarei andato incontro». E così che ha preso un sacchetto, è entrato nella stanza in penombra e ha infilato la busta sulla testa, bloccandole il petto con i gomiti, salendo a cavalcioni sulla schiena di Eleonora che ha sentito sempre più stringere le mani del padre intorno al collo fin quando dopo aver bucato il sacchetto è riuscita a mordergli il braccio e scappare a casa degli zii. E da lì che insieme alla mamma hanno deciso di chiamare la polizia.
fonte
http://www.giornalettismo.com/archives/147321/hai-perso-la-verginita-ti-ammazzo/2/

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