martedì 13 settembre 2011

IL PARCO GIOCHI CHE NON VUOLE I BAMBINI DOWN



Succede di nuovo a Gardaland. Ancora una volta un ragazzo costretto a scendere da una giostra perche’ down. A denunciare l’accaduto a SuperAbile.it e’ Rita Masini, mamma di Luca, 16 anni, che non nasconde la sua rabbia per il trattamento “speciale” riservato a suo figlio nel famoso parco giochi. Il 6 settembre, infatti, doveva essere per lei e la sua famiglia una giornata di divertimento ma cosi’ non e’ stato. Suo figlio per ben due volte e’ stato fatto scendere da due attrattive del parco, con l’unica colpa di portare sul viso i segni evidenti della sua diversita’. “Le giostre- spiega- non erano affatto pericolose, ma ci sono state negate solo perche’ lo hanno visto in faccia e hanno capito che e’ down”.

IL RACCONTO – Ma andiamo con ordine. Una volta acquistati i biglietti, Rita con il marito e i due figli si dirige alla prima attrazione. Si tratta di Ikarus, una giostra che gira su se stessa compiendo movimenti in verticale. Non e’ la prima volta che Luca sale su un gioco come questo. “Abitiamo vicino l’Acquafun di Riccione e spesso mio figlio va li’ e fa scivoli anche piu’ pericolosi- racconta-. Anche al Luna Park che ogni estate viene nella nostra citta’ sale su una torre molto simile a Ikarus, ma non ha mai avuto problemi. E nessuno gli ha mai vietato di salire”. Ma a Gardaland per Luca non c’e’ niente da fare. Il ragazzo addetto alla giostra gli dice che per regolamento lui non puo’ stare li’.
LA PROTESTA – Rita protesta, ma il marito non vuole fare polemica. Cosi’ scendono tutti e si dirigono verso altri divertimenti. Una volta arrivati alla monorotaia, pero’, la storia si ripete pressoche’ identica: il ragazzo e’ down, non puo’ salire. “Non e’ giusto- ripete Rita indignata- io soffro di vertigini e avrei potuto avere un malore, ma nessuno mi avrebbe impedito di salire. Mio figlio, invece, solo perche’ ha i tratti somatici della sindrome di Down non puo’ accedere a quelle strutture. E’ discriminante, conosco persone cardiopatiche che fanno quelle giostre. Nessuno ti chiede il certificato medico ma per i down c’e’ un divieto assoluto e non si capisce perche’”.
UN BIS – All’eta’ di nove anni, Luca era gia’ stato con la famiglia a Gardaland e nessuno all’epoca gli aveva vietato alcun divertimento. Oggi, invece, le regole sono cambiate e per lui il parco giochi sembra piuttosto un’odissea. Cosi’ Rita, al secondo diniego ha lasciato il parco ma ancora oggi non si da’ pace per l’umiliazione ricevuta da suo figlio. “Luca e’ un ragazzo con un livello intellettivo molto sviluppato- spiega – quando lo hanno fatto scendere c’e’ rimasto malissimo. Non capiva perche’ solo a lui fosse negato quel divertimento. E’ un’ingiustizia vera e propria che penalizza solo una categoria di persone. Non e’ giusto”.
UN CASO UNICO – “Quello di Gardaland e’ un caso unico al mondo. Nessun altro parco giochi in Italia o all’estero vieta espressamente le sue attrattive alle persone con sindrome di Down, piuttosto vengono spiegati gli eventuali rischi ai genitori, che scelgono di assumersi la responsabilita’ di far salire i figli sulla giostra”. E’ duro il giudizio di Sergio Silvestre, coordinatore nazionale di Coordown (Coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di Down) dopo la denuncia, raccolta da SuperAbile.it, di una madre che ha visto negare al figlio di 16 anni due attrattive del famoso parco giochi, solo perche’ down. “Non e’ la prima volta che raccogliamo storie come questa. Ma e’ un’eccezione unica, una situazione che capita soltanto in questo parco di divertimenti. Neanche in strutture grandi come Disneyland o Eurodisney abbiamo mai sentito casi simili”.
IL CODICE PENALE – Secondo Silvestre quello che accade a Gardaland e’ un’applicazione “discutibile” del codice penale in fatto di responsabilita’ del parco giochi, che viola pero’ la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili e tutta la normativa antidiscriminazione. Proprio per far fronte alle denunce che si sono susseguite nell’ultimo anno il Coordown ha chiamato a raccolta i gestori dei parchi giochi, insieme ai costruttori delle attrattive e ai responsabili della sicurezza per arrivare a un protocollo di intesa in cui raccogliere le regole di prevenzione. Tra i principali obiettivi quello di informare i genitori sugli eventuali rischi, “cosa che attualmente non succede quasi mai- sottolinea Silvestre-. Solo se informati gli accompagnatori dei ragazzi possono fare scelte realmente consapevoli. Il criterio da seguire e’ quello di sconsigliare eventualmente un’attrattiva, non certo di vietarla”.
IL PROTOCOLLO – Per la stipula del protocollo hanno gia’ dato la loro disponibilita’ importanti centri di divertimento come Minitalia Leolandia di Bergamo, Zoomarine (vicino Roma) e Acqualandia (a Jesolo). Contattata anche Mirabilandia (Ravenna) La firma e’ prevista a breve. Resta ancora un’incognita pero’ l’eventuale adesione di Gardaland. Se questa non dovesse arrivare, le associazioni delle persone con sindrome di Down sono decise a dare ancora battaglia. Gia’ un anno fa, del resto, il Coordown aveva minacciato apertamente il ricorso a “iniziative legali a tutti i livelli, compresa la possibilita’ di una class action”.(Redattoresociale/Dire)

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