9 aprile 2010
Lo scrive l’agenzia Apcom: il fatto è accaduto nel 1985, a proposito di un caso del Wisconsin. Replica della Santa Sede: “Ratzinger suggerì prudenza”. Intanto il New York Times ribatte: anche per padre Murphy il Vaticano bloccò il processo. E il giudice canonico è costretto ad ammetterlo.

RIMOZIONE NEGATA – E’ una lettera datata 1985 a firma Joseph Ratzinger, allora prefetto per la Congregazione della Fede, e confermata da Padre Federico Lombardi, ma l’ufficio stampa vaticano non ha voluto replicare nel merito sul contenuto, dichiarando che sui “casi singoli” estrapolati dal contesto non c’è nulla da rispondere. Nel 1981 la diocesi americana scrisse per chiedere la rimozione di Padre Kiesle, pedofilo e reo confesso; la Santa Sedeaspettò sei anni a concederla, lasciando il prete a contatto con la parrocchia. Ratzinger, in una lettera, disse di no per le “conseguenze e sulle ripercussioni che il gesto potrebbe avere nei confronti della comunità cattolica“.
LO SVENTURATO RISPOSE – Nella lettera in latino del novembre 1985 Ratzinger scrive che gli argomenti per la rimozione di Kiesle sono “di grande significato” ma aggiunge che tali azioni richiedono attenta revisione e più tempo. Il cardinale chiede al vescovo di assistere Kiesle «con la maggior cura paterna possibile» in attesa della decisione, secondo una traduzione fatta all’Ap daThomas Habinek, classicista della University of Southern California. Ma il futuro papa – sempre secondo l’Ap - notò che la decisione di spretare Kiesle doveva tener conto “del bene della chiesa universale” e del “danno che questa dispensa avrebbe provocato all’interno della comunità dei fedeli, particolarmente in considerazione della sua giovane eta“. Kiesle all’epoca aveva 38 anni.
LA REPLICA DELLA SANTA SEDE - Il sacerdote aveva già avuto problemi con la giustizia: nel 1978 era stato condannato a tre anni di libertà vigilata per atti osceni su tre ragazzi nella canonica di una chiesa di San Francisco. Alla fine del periodo di libertà vigilata, il prete aveva chiesto di lasciare il sacerdozio e la diocesi aveva inviato a Roma i documenti necessari. Un avvocato che rappresenta alcune delle vittim di Kiesle, Irwin Zalkin, ha detto di essere a consecnza della corrispondenza: “Il Cardinale Ratzinger – ha dichiarato all’Ap - era più preoccupato di evitare lo scandalo che di proteggere i minori. Questo è un tema centrale“. La Santa Sede decide di replicare adesso che Ratzinger “suggerì prudenza, non dispose che il prete rimanesse al suo posto“. E poi se la prende con gli “attacchi” al Papa. L’allora cardinale Ratzinger «non coprì il caso» del giovane prete pedofilo in California nell’85, ma chiese solo di studiarlo con «maggiore attenzione» per il «bene di tutte le persone coinvolte», dice all’ANSA padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa Vaticana. «L’allora cardinale Joseph Ratzinger non coprì il caso ma, come si evince chiaramente dalla lettera - ha spiegato padre Ciro - fece presente la necessità di studiare il caso con maggiore attenzione, tenendo presente il bene di tutte le persone coinvolte».
E PADRE MURPHY? – Intanto, il reverendo Thomas T. Brundage, prete cattolico che ha fatto da giudice ecclesiastico nel processo della Chiesa di Milwaukee negli anni ’90 e ha seguito il caso di Padre Murphy, il quale violentò 200 bambini sordi, ha riconosciuto che gli fu ordinato di fermare i processi nel 1998 dopo una precisa richiesta del Vaticano. Nell’articolo delNew York Times su Lawrence Murphy, il prete che per trent’anni abusò di ragazzi sordi, un file di una novantina di pagine – su cui il quotidiano newyorchese ha basato la sua ricostruzione e la sua accusa – chiamava in causa il Vaticano, accusandolo di aver gestito il caso cercando di ridurre al minimo lo scandalo.

fonte
http://www.giornalettismo.com/archives/58620/pedofilia-1985-ratzinger-prete-pedofilo/2/
Nessun commento:
Posta un commento