domenica 11 settembre 2011

"Basta con le scene di rapporti tra uomini all'università.



7 aprile 2011 - Libero racconta le lamentele di una madre di un’ alunna per le lezioni dell’ateneo di Verona. E il parroco: “Le coppie gay sono antisociali”.
Verona è cambiata. Così almeno la pensa Alessandro Gonzato di Libero, che racconta la metamorfosi presunta della città di Romeo e Giulietta, nella cui università si mostrano scene di sesso tra uomini mentre il Comune dà il patrocinio ai festival gay:
È lo stesso sindaco Flavio Tosi, uno che dai due maggiori circoli “rosa” della città, il “Pink” e l’“Arci – gay”, è stato accusato più volte di ordinanze “omofobe”, a patrocinare, il prossimo 5 maggio, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, uno spettacolo teatrale dal titolo “Divercity-Verona incontra la diversità”, un’opera che intreccia tormentati amori gay con la trama di Romeo e Giulietta.Ciò che fino a ieri sembrava una “bestemmia”, nella Verona leghista ed ultracattolica, ora è diventato realtà.
 A promuovere lo spettacolo, oltre al gruppo di salute e prevenzione Aids,sono l’ Arcigay ed il Milk, una nuova associazione che riunisce gay e lesbiche.
Non solo il teatro ma anche l’ università nella Verona leghista ed ultracattolica pare che si sia messa “al passo con i tempi”:
I suoi professori durante le lezioni di Filosofia Politica sembra parlino esplicitamente di omosessualità, di cambi di sesso, di transessuali, di gite a Casablanca e di eroine gay. Il tutto, pare, senza possibilità di contraddittorio. Qualcuno però sembra non apprezzare molto questo “new deal” nell’ insegnamento universitario. Sono gli stessi genitori degli studenti a ribellarsi. La madre di una studentessa, nella rubrica delle lettere del quotidiano “L’Arena”, si dice allibita per il tipo di lezioni a cui la figlia deve assistere. Lezioni in cui, denuncia la madre, «vengono proiettate scene di rapporti sessuali tra uomini». Ma per il preside di facoltà (Lettere e Filosofia), Guido Avezzù, tutto rientra nella normalità. Il preside invoca infatti il principio generale secondo cui «non esiste alcuna forma di censura sui contenuti dell’insegnamento universitario perché, come recita la Legge Gelmini, le università sono sede primaria di libera ricerca e di libera formazione nell’ambito dei rispettivi ordinamenti ».
Libero poi rimpiange i bei vecchi tempi dei leghisti arruffapopoli:
Sembrano passati secoli da quando in una seduta del consiglio comunale, a metà anni Novanta, l’allora consigliere del Carroccio Romano Bertozzo (nomen omen per un leghista della prima ora come lui) invocava la castrazione chimica per gli omosessuali. «Da castrare come dei capponi» aveva detto, per la precisione. In quella tumultuosa seduta consiliare che era seguita al riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali da parte del Parlamento europeo, gay e lesbiche vennero etichettati da alcuni esponenti del Centrodestra come “ammalati” e “contro natura”.
E il parroco dà prova di civiltà:
Ora, il sindaco Tosi, che ai tempi era consigliere comunale, commenta così : «A prescindere da quel documento e al di là della mia posizione personale, che fu di astensione, credo che un’amministrazione debba sempre essere da una certa parte, che è quella della democrazia. E come istituzione si ha il dovere di tutelare tutti e i diritti di tutti». Di parere contrario è invece il parroco di Bibione, in provincia di Venezia, don Andrea Vena, che chiede ai candidati sindaci di prendere posizione «pubblica ed esplicita» nei confronti dei gay e delle coppie di fatto, prima delle elezioni di maggio. «Le coppie dello stesso sesso – dice il parroco – sono antisociali».

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