domenica 11 settembre 2011

LA RAI CENSURA I GAY.E POI LI PRENDE IN GIRO



7 settembre 2011 - Mazza: ” Episodio cancellato per non banalizzare un tema di grande attualità”. E perché non dare la colpa all’11 settembre o alla crisi?
“Una scelta editoriale ponderata proprio per evitare qualsiasi tipo di polemica su un tema di grande attualita’ che non poteva essere banalizzato”. Questi i motivi che Mauro Mazza ha addotto per la censura di un episodio della serie Tv “Un ciclone in convento”, prodotta in Germania e conosciuta in Italia essenzialmente per annoverare tra i suoi protagonisti niente popò di meno che il celebre aiutante dell’ispettore Derrik (non scherzo) Fritz Harry Klain Wepper
CHE NOIA - Il motivo della censura, ovviamente, era la presenza di un matrimonio gay. [...]
 Ma anche, almeno stando a Mazza, l’imminente “avvio della nuova programmazione della rete ci obbligava a togliere un episodio della serie”. La scelta editoriale operata e’ stata appunto “ponderata” proprio in un’ottica di evitare polemiche su un “tema di grande attualita’ che non poteva essere banalizzato”. Insomma: non c’era tempo di mandare tutte le puntate e quindi abbiamo cancellato quella in cui veniva celebrato un matrimonio fra uomini in un convento, con tanto di suore gioiose e sindaco in visibilio. Ora, come è possibile immaginare, sembra proprio difficile che la Rai possa aver preso tale decisione per proteggere i gay da non si sa quale minaccia derivante dalla visione di tale episodio. Né è credibile che la rete primaria dello stato abbia voluto evitarci polemiche su un tema “di grande attualità” (in che senso?) e che non poteva essere banalizzato. Anche perché a questo punto, la buona Rai dovrebbe censurare praticamente ogni cosa, a partire dal Tg1 (il che sarebbe comunque un affare, pensandoci). Prendiamo ad esempio Il commissario Rex: vuoi che non ci siano mai stati stupri? Omicidi? Truffe? Pedofili? Tutti temi di grande attualità ma non certo banalizzabili. Eppure ce li propinano tranquillamente a ora di pranzo. Ma il matrimonio gay no.
GALLINA CHE CANTA - Insomma, il sospetto che fosse una carezza ad uso e consumo di Vatican City e annessi amici pii di Governo e Opposizione è venuto un po’ a tutti. Guarda caso indovinate chi si è sentito in diritto di intervenire: “La tv non equipari il matrimonio tra un uomo e una donna alle unioni omosessuali”. E’ il contenuto di una nota dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart. “La Rai – si legge ancora – avra’ avuto buoni motivi per non mandare in onda la puntata di ‘Un ciclone in convento’ in cui si trattava il tema delle unioni gay. Ricorrere alla Vigilanza da parte delle associazioni gay ci pare davvero un atto eccessivo”. Eccerto. Avranno avuto i loro buoni motivi per tenere questo comportamento non solo ridicolo, ma anche inutile. Inutile perché ormai (e dire che Minzolini dovrebbe saperlo bene!) non è possibile pensare di cancellare un tema dalla mente della gente semplicemente cancellandolo dalle loro tv. “E’ chiaro – evidenzia con sagacia e arguzia l’Aiart – che la stragrande maggioranza della popolazione non vuole che il matrimonio tra un uomo e una donna sia messo sullo stesso piano delle unioni omosessuali”. C’è bisogno di commentare?
TRISTEZZA – “La scelta della Rai di censurare la fiction tedesca “Un ciclone in convento” non mandando in onda la puntata dedicata al tema delle nozze gay, e’ francamente inquietante”. Anna Paola Concia, reduce dal SUO matrimonio gay, non poteva certo esimersi nel commentare l’accaduto. “Sto presentando un’interrogazione urgente attraverso la Commissione di Vigilanza per chiedere a Rai Uno che venga trasmessa la puntata censurata. Voglio ricordare a tutti che la fiction “Un ciclone in convento”, trasmessa in prima serata dall’emittente pubblica tedesca “Das Erste”, e’ la piu’ seguita in Germania e che sono oramai moltissime le serie televisive trasmesse anche in Italia che affrontano i temi dell’omosessualita’ e dell’amore gay senza suscitare alcun clamore.
E’ evidente che con questa operazione la dirigenza Rai vuole censurare la realta’”. In effetti, non a volerle dare ragione, un fondo di verità questa frase ce l’ha. Ma è ormai così sotto gli occhi di tutti che non fa più notizia.

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