domenica 11 settembre 2011

IOR,indagato prete per reciclaggio



Avrebbe riciclato servendosi di un proprio conto bancario aperto all'Istituto per le opere religiose, lo Ior, circa 250 mila euro provenienti da una presunta truffa allo Stato da 600 mila euro, realizzata da suo padre e suo zio con fondi Por Sicilia. È l'accusa contestata a un sacerdote di 35 anni, Orazio Bonaccorsi, che vive a Roma, indagato dalla Dda della Procura di Catania per riciclaggio. Nell'inchiesta non ci sono ipotesi di reato per criminalità organizzata, anche se lo zio del prete siciliano, Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è stato condannato per associazione mafiosa e adesso è indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e intestazione fittizia di beni. Sarebbe stata in realtà sua, secondo le indagini della guardia di finanza, l'azienda agro-ittica del Siracusano che avrebbe ottenuto i fondi Por Sicilia, che era invece intestata a suo fratello, Antonino Bonaccorsi, di 61 anni, padre del prete. Il sacerdote, secondo la Procura di Catania, avrebbe incassato i soldi e li avrebbe versati su un suo conto personale aperto allo Ior, e li avrebbe poi restituiti. Secondo i magistrati quest'operazione avrebbe reso difficile risalire al destinatario finale dei soldi, rendendoli non rintracciabili. Le indagini della guardia di finanza di Catania sono state avviate dopo una segnalazione dell'Uif, l'ufficio antiriciclaggio della Banca d'Italia, sui spostamenti di somme. Nell'inchiesta sono indagate altre tre persone: un imprenditore che avrebbe emesso le false fatture per permettere la truffa, Fabio Salvatore Di Gregorio, di 24 anni, e due consulenti d'azienda, Francesco Altamore, 64 anni, e Santo Salluzio, di 60. Per l'inchiesta Gold Fish la Procura di Catania ha emesso avvisi di conclusione indagini che sono stati notificati da militari della guardia di finanza del capoluogo etneo ai sei indagati. Gli accertamenti compiuti da investigatori del comando provinciale delle Fiamme gialle e del nucleo di Polizia tributaria etnei hanno permesso di ricostruire il percorso dei fondi Por Sicilia che, ha spiegato il procuratore capo Vincenzo D'Agata, erano stati «stanziati per la realizzazione di una struttura già esistente», che è stata sequestrata. Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza, Antonio Bonaccorsi avrebbe trasferito da un suo conto corrente aperto in un'agenzia di Catania alla Banca popolare di Novara 250mila euro, provento della prima tranche di finanziamenti regionali, su un conto del figlio in un'agenzia della Bnl di Roma con la casuale 'beneficenzà. Da qui, successivamente, i soldi sarebbero finiti nel conto Ior acceso in un'agenzia della Capitale della Banca di Roma con assegni intestati allo stesso sacerdote e la dizione 'a me medisimò. Da quest'ultimo istituto, con nove bonifici che per l'accusa sono stati realizzati da don Orazio, 225mila euro sarebbero ritornati al conto bancario d'origine del padre del sacerdote a Catania. Secondo le ipotesi dell'accusa, il 'girò serviva a rendere non rintracciabile la provenienza dei soldi e a fare diventare irrecuperabili i fondi regionali in caso di contenzioso. Fondi Por che, hanno sottolineato i magistrati, sono stati emessi «tre giorni lavorativi dopo la presentazione della richiesta che è stata fatta il 29 dicembre del 2009». Le indagini della guardia di finanza, che si sono avvalse anche di intercettazioni e pedinamenti, sono state coordinate dal procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata, e dai sostituti Antonino Fanara e Andrea Bonomo.


Fonte
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2866&ID_sezione=524&sezione

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