sabato 10 settembre 2011

Chiesa cattolica e pena di morte



Ci sono volute 9 successive stesure e molti "anni di intenso lavoro condotto con uno spirito di attenta apertura e con un appassionato ardore"  per redigere il testo ispirato all' "insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e del Magistero autentico, come pure l'eredità spirituale dei padri, dei santi e delle sante della Chiesa".
Finalmente tale scritto ha visto la luce l' 11 ottobre 1992. Si tratta di un testo molto ampio costituito da 2865 punti.
E' interessante andare al capitolo "Il rispetto della vita umana", al paragrafo "La legittima difesa". I punti 2266 e 2267 così

recitano(http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/catechismo%20della%20chiesa%20cattolica.htm):


2266 - Corrisponde ad un'esigenza di tutela del bene comune lo sforzo dello Stato inteso a contenere il diffondersi di comportamenti lesivi dei diritti dell'uomo e delle regole fondamentali della convivenza civile. La legittima autorità pubblica ha il diritto ed il dovere di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto. La pena ha innanzi tutto lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla correzione del colpevole.
[Si confronti quest'ultimo pensiero con la pena di morte che viene subito dopo, ndr].
2267 - L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo «sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti».
Fonte
http://www.fisicamente.net/SCI_FED/index-13.htm

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