venerdì 9 settembre 2011

Figlie dell'islam-Jasmine-



Mi chiamo Jasmine.
Mi trovo nell'ufficio islamico di assistenza del quartiere di Balsall Heath,alla periferia di Birmingham.
Qui convergono donne in cerca di consigli e aiuto su tutti gli aspetti della vita:la salute,il lavoro,la famiglia.
Jasmine,snella ed elegante indossa jeans attillati e una maglia che gli disegna il busto slanciato.
Il suo bel viso dalla pelle olivastra e dai grandi occhi scuri è incorniciato da un foulard di un azzurro intenso.
E' inglese e la sua famiglia è di origine pakistana.Ha appena compiuto 36 anni.
Quando ne aveva 18,il padre le presentò un ragazzo,un cugino,annunciandole che sarebbe diventato suo marito.Era la prima volta che lo vedeva.Non gli aveva mai parlato.Non seppe rifiutare.

Iniziò così il suo calvario.Il marito molto conservatore le impose subito di indossare il niqab,il lungo velo nero che copre le donne dalla testa ai piedi,lasciando scoperti solo gli occhi.Ovviamente gli proibì di continuare gli studi e di cercarsi un lavoro.
La coppia non ha mai avuto figli,come se il corpo di Jasmine si rifiutasse di portare in grembo il frutto di quell'unione tanto detestata.Usciva raramente e non aveva nessuno con cui condividere il suo inferno,durato 15 anni.
Fino a quando lei ha deciso che non poteva più sopportare una vita troppo simile alla morte.

Tre anni fa,Jasmine è tornata dalla sua famiglia e ha supplicato il padre di chiedere il divorzio e di riprendersela in casa.
-All'inizio lui ha rifiutato-ricorda la giovane donna,per il padre era impensabile.
Ma era troppo disperata.-Mi ha vista piangere tutti i giorni per due anni-dice,e la sua voce non tradisce nessuna traccia di collera.Alla fine il padre capisce e accetta:verrà-divorziata-come è stata -sposata-e potrà anche riprendere gli studi.

Oggi Jasmine è consulente per l'orientamento professionale e il suo destino è cambiato.
-Sto imparando di nuovo a vivere-dice.
Purtroppo dopo il divorzio il padre si è ammalato.-Solo sul letto di morte mi ha chiesto perdono.Perdono per avermi costretta a sposare un uomo che non amavo.




Nessun commento:

Posta un commento