venerdì 9 settembre 2011

Madre Teresa,l'amore per i soldi 5°parte

Mary Loudon, una volontaria di Calcutta che in seguito ha scritto profusamente sulla vita delle suore e delle pie donne, offre la seguente testimonianza per quanto riguarda la Casa dei Moribondi:

La mia prima impressione fu quella di tutte le fotografie e i filmati che avevo visto di Belsen e posti del genere, perché tutti i pazienti avevano la testa rasata. Non c'erano sedie, solo barelle.

Sono dello stesso tipo di quelle usate durante la prima guerra mondiale. Non c'è un giardino, nemmeno un cortile. Niente di niente. Allora mi chiesi:
che cos'è questo posto? Sono due stanze, di cui una ospita tra i cinquanta e i sessanta uomini, e l'altra tra le cinquanta e le sessanta donne. Stanno morendo. Non ricevono molte cure mediche.

Praticamente non ricevono nemmeno antidolorifici oltre all'aspirina e, in pochi casi fortunati, del Brufen o cose del genere, per il tipo di dolori che accompagnano il cancro terminale e le malattie di cui stavano morendo...

.Non avevano un numero sufficiente di fleboclisi.

Gli aghi li usavano e riusavano all'infinito e di tanto in tanto si vedeva una suora sciacquare gli aghi sotto il rubinetto dell'acqua fredda. Chiesi a una di loro perché lo faceva, e mi rispose: "Be', per pulirli".
Allora le dissi: "Sì, ma perché non li sterilizzi; perché non fai bollire l'acqua e sterilizzi gli aghi?" Mi rispose: "Non ce n'è motivo. Non c'è tempo".

Il mio primo giorno di lavoro, finito il turno nel reparto donne
andai ad aspettare fuori dal reparto uomini il mio ragazzo, che assisteva un ragazzino di quindici anni in fin di vita, e una dottoressa americana mi disse che aveva cercato di curarlo: aveva un problemarenale relativamente semplice che era andato peggiorando sempre più perché non gli avevano somministrato antibiotici.

Aveva bisogno di essere operato. Non ricordo quale fosse il problema, ma la dottoressa me lo disse. Era arrabbiatissima, ma anche molto rassegnata, come
capita a molte persone in quella situazione. Disse: "Be', non vogliono portarlo all'ospedale". E io: "Perché? Basterebbe chiamare un taxi e portarlo all'ospedale più vicino, e chiedere che venga curato. Farlo operare" Lei rispose: "Non lo fanno. Non vogliono. Se lo fanno per uno, devono farlo per tutti". Allora pensai: ma questo ragazzino ha quindici anni.



Testimonianza video dal min.5'26":




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